Sabato 6 gennaio si sono svolti i funerali di Alberto Bersano, 47enne di Salto Canavese morto per un malore improvviso mentre disputava una partita di calcetto con gli amici sul campo di Salassa. Una tragica quanto inaspettata fine per una vita vissuta intensamente e gioiosamente, sempre circondato dagli amici ai quali non ha fatto mancare le sue cure e le sue attenzioni.
E di amici Alberto ne aveva davvero tanti. I tifosi della Juventus che tanto amava e con i quali trascorreva allo stadio momenti di pura passione calcistica.
Le associazioni del paese come il Borgo San Giacomo, Ascs Saltese, la Società e tante altre, con le quali trascorreva i momenti di festa. Non mancavano gli impegni in attività di volontariato sociale, a cui teneva molto. E poi le giornate impegnate in partite di calcio amatoriale: ovunque ci fosse una partita da giocare Alberto era lì. Non certo ultimo il suo amatissimo gruppo degli Alpini di Cuorgnè e di Ivrea, forse la vera e profonda passione della sua vita: ogni occasione era buona per parlare dei suoi “amici alpini”, delle adunate, delle feste e delle iniziative che organizzavano per dare una mano a qualcuno.
Per tutte queste ragioni, il momento dell’ultimo saluto è stato un tripudio di riconoscenza. Una folla di amici ha invaso la chiesa parrocchiale di Salto e la piazza antistante, gremite di gente come raramente si sono viste.
Una funzione commossa e partecipata quella celebrata dal parroco don Sheejan, che ha sottolineato l’unità dei presenti “nel ringraziare Dio per la vita dall’amico Alberto, che ha vissuto bene il tempo che gli è stato concesso, e nell’affidare la sua anima alle cure materne della Vergine Maria, sicuri che ora vivrà felice in Paradiso”.
Ci piace ricordare Alby con le parole di un suo caro amico e compagno di avventure, un amico Alpino che lo ricorda con profonda commozione.
Quando un Alpino viene a mancare si dice che “è andato avanti, posando lo zaino a terra“. Ma lo zaino posato prematuramente da Alberto era pesante, carico di forza, voglia di vivere, di generosità, di progetti e voglia di aiutare il prossimo, qualità che caratterizzano tutte le Penne Nere.
Alberto aveva però qualcosa di speciale: è riuscito ad entrare nel cuore di molte persone.
Alby, come veniva chiamato da tutti, si è mostrato sempre disponibile e con quel suo sorriso, talvolta un po’ sornione, non diceva mai di no a chi aveva bisogno. Testimoni di tanta generosità sono gli amici del paese e non solo, sono le tante persone che trovavano in lui un aiuto prezioso per qualsiasi cosa di cui avessero necessità, dall’aggiustare una porta o una tapparella, a fare un trasloco.
Alberto era presente in tante associazioni e portava sempre il suo contributo dedicandosi con impegno a tutte le iniziative. Nel salutarlo, avrei voluto dirgli tantissime cose, ma l’emozione era tanta e tanta era la voglia di piangere. Questa emozione l’ho vista sul volto di moltissime persone in questi giorni. Ecco.. credo che talvolta piangere sia umanamente giusto perché significa esternare tutto il bene e l’amore che si vuole alla persona che se ne va, come nel caso del nostro compianto Alby.
La vicinanza di centinaia di amici e conoscenti che con messaggi o pensieri si sono stretti intorno alla famiglia è una grande dimostrazione di stima e di affetto, che allevia un po’ il profondo dolore dei genitori e dei familiari. Grande è stata anche la partecipazione dei tifosi Juventini che gli hanno reso omaggio, alcuni giunti fin qui perfino dalla Sardegna.
Alberto era anche un bravo fotografo. Sui social, postava bellissime fotografie che accompagnava a citazioni di poeti o scrittori che ne esaltavano il soggetto. Era il fotografo ufficiale del nostro gruppo Alpini.
Aveva tante passioni insomma e una grande capacità di nutrirle e farle sue; Alby era tante cose… Alpino, tifoso, sportivo, fotografo, ma soprattutto un grande Amico; un Amico con la A maiuscola che è rimasto e rimarrà nel cuore di tutti noi.
Ciao Alby, Buon viaggio!
Quando arriverai nel Paradiso di Cantore e ritroverai tutti i tuoi amici Alpini sono sicuro che sarà festa grande.
Con emozione,
Nicola Mattiuz.