E’ arrivata la notizia della clonazione della scimmia, un primate che condivide con noi tra il 93 e il 95% del patrimonio genetico.
Certi progetti li abbiamo visti nascere fin dal dicembre del 1998, quasi vent’anni fa, quando un gruppo di scienziati della Corea del Sud avviò la clonazione di un embrione umano: nella cellula uovo di una donatrice di trent’anni venne sostituito il nucleo con quello prelevato da una cellula del corpo della stessa donna, dando poi il via alla duplicazione della cellula uovo. È lo stesso metodo che è stato utilizzato dall’Accademia delle scienze cinese per la clonazione dei due macachi Zhong Zhong e Hua Hua annunciata nei giorni scorsi. I genetisti lo indicano con la sigla Scnt, che sta per Somatic Cell Nuclear Transfer, cioè “trasferimento del nucleo di cellule somatiche”.
L’esperimento coreano del 1998 fu bloccato quando l’embrione era arrivato solo alla dimensione di quattro cellule, per motivi etici. Allora eravamo rimasti felici della morte di certi progetti! Avevamo tirato un respiro di sollievo. Il problema si ripresenta e si ripresenterà ancora perché la curiosità generata dall’opportunismo umano – che raggiunge e supera grandemente i livelli di quella del rattus (il topo) – non si è mai fermata e mai credo potrà fermarsi.
Molti autorevoli commenti indicano la sciocchezza di clonare un essere umano, perché sarebbe inutile il farlo. Qui però scappa un po’ da ridere perché dovessimo mettere a rapporto nella storia dell’uomo il volume di sciocchezze generate con il progresso raggiunto, allora dovremmo rimanere preoccupati. Oltre al divieto di farlo, sancito dalla UE dopo il caso della pecora Dolly, l’applicazione all’uomo è preclusa da ragioni etiche perché non è ammissibile creare intenzionalmente un individuo con potenziali alterazioni genomiche per compiacerne un altro.
“Compiacerne un altro”: un passaggio che si rifà alla dichiarazione dei diritti dell’uomo. Non sarebbe più bello osservare con mestizia il Creato anziché usarlo per il proprio compiacimento?
Sarebbe interessante se tutta quest’ansia da scoperta fosse incanalata per realizzare in tempi rapidi – per esempio – una missione su Marte per fondare finalmente una colonia di scienziati: così potrebbero sperimentare tutte le sperimentazioni possibili. Il test d’ingresso? Tranquilli… ci penserà una selezionata commissione formata da scienziati etici, forniti dalla Daimler, BMW e Volkswagen!
Fabrizio Dassano