(Fabrizio Dassano)
Tra le tante notizie che arrivano dall’ex vicino in campagna, quella giunta nelle ultime ore è veramente una eclatante: una delle sue galline ha fatto un uovo! L’ex vicino ha descritto con dovizia di particolari la situazione: dopo tre mesi di assenza totale ha fatto la ricomparsa un uovo in quel pollaio ormai colpito da mesi dalla più dura carestia ovicola.
Però c’è un mistero: il pollaio è diviso in due da altrettante casette. La prima è utilizzata dal gallo Fiume, dalle galline Brengula, Arbra, Zara e Pola (la famosa “galina fola”): sono di razza piemontese-rumena e quindi hanno il collo nudo come gli avvoltoi, mentre il gallo è solo piemontese. Le altre galline – Cantrida e Tersatto – sono ovaiole della Valdarno e non hanno mai legato con le prime, dalle quali vivono separate, nella seconda casetta.
Ora, il mistero cui si accennava riguarda l’uovo ritrovato, tipicamente rossiccio e grosso come quello delle piemontesi-rumene, diverso da quello bianco e più piccolo delle Valdarno. Ebbene, quest’uovo dal guscio rossiccio il mio ex vicino asserisce con perizia giurata di averlo trovato anziché nel pollaio delle piemontesi, nel pollaio delle Valdarno. E questo lo ha turbato veramente non poco! Così ha preso carta e penna e ha scritto una lettera all’Accademia della Crusca chiedendo di modificare il proverbio famoso, da: “Meglio un uovo oggi che una gallina domani” a: “Meglio un uovo oggi perché domani non sai di che gallina sia!”.
Necessitato di almeno altre 5 uova per farsi una bella frittatona con cipolle, senza indugi ha preso l’auto e si è recato nella città luccicante di luminarie, di alberi di Natale, di vetrine illuminate, ovunque musiche natalizie, gente sui pattini da ghiaccio nella “patinoira” e gente nelle proprie scarpe nella via del passeggio cittadino per eccellenza. Poco lontano, però, era stato imbottigliato nel traffico al calare delle prime luci della sera nella feroce lotta per la sopravvivenza automobilistica nell’arena dell’infido gorgo delle rotatorie, seguita dall’accanita ricerca del parcheggio, tra le numerose pericolose correnti di traffico. Cose che tutte insieme rendono l’atmosfera del Natale in città particolarmente ricca con il profumo di: idrocarburi incombusti (HC), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), e anidride solforosa (solo per i motori diesel).
La ricerca del parcheggio è stata vana e allora la solenne decisione è stata quella di scegliere la GDO. La GDO è la Grande Distribuzione Organizzata, spesso dotata nelle vicinanze di un GPO (cioè un Grande Parcheggio Organizzato). Entrando nel Grande Supermercato l’impatto è stato violento: non solo non si capiva dove andare a cercare le uova, ma tutto era natalescamente esagerato, a partire dalla natalescamente onnipresente dicitura: “prodotto tipico italiano”. Un bel bimbo sul passeggino lo osservava incuriosito, forse per il suo aspetto goffo e il suo fare incerto. Il mio ex vicino ha voluto avvicinarsi per guardare bene quel bambino poi ha chiesto alla mamma se era un “tipico italiano prodotto”.
Sovrastato da così tanta offerta era giunto al reparto ovario: uova normali con i numeri stampati sul guscio, uova particolari: senza antibiotico ma con lassativo, provenienti da allevamenti a terra, uova provenienti da allevamenti tra cielo e terra, a mezz’aria e anche uova prodotte in alta quota… il mio ex vicino ha addirittura affermato poi di aver notato una confezione natalizia di uova di talpa prodotte direttamente sotto terra. In un punto tra le corsie troneggiava sfavillante di luci colorate un intero albero di Natale che al posto delle palle era carico di uova di gallina e di quaglia: il puntale era coronata da un grande uovo di struzzo (che, è risaputo, equivale a 25 uova di gallina).
Per dirigersi alle casse ha attraversato file e file di surgelatori pieni di tutto ciò che è surgelabile: dal merluzzo alle farfalle, dai peperoni grigliati alle bistecche di giraffa. Raggiunta la batteria delle casse è arrivato il suo turno per pagare, così ha notato la gentile commessa che portava un fermacapelli con le corna di renna.
Non ha potuto resistere e ha cercato di guardare se aveva anche la coda. Allontanato a malo modo ha ripreso la via della campagna con un diabolico pensiero sotto forma di equazione matematica: “1 uovo di struzzo = 25 uova di gallina…”