PROSEGUE IL RESOCONTO DI VIAGGIO DEI TRE SALESIANI DEL CAGLIERO

(undicesima puntata)

Quando però andiamo in cabina per riposarci un po’ sul lettino, ci accorgiamo che siamo di pareri tutti opposti: Colombo vorrebbe scrivere una pagina del Diario, Lupi vorrebbe fare una bevutona di cognac; Uboldi poi, che in questo momento non ha una volontà decisa, ha la bella idea di dar torto a tutti e due: al primo, perché tiene accesa la luce, pericolosa per i suoi delicati occhi; al secondo, cioè al suo fratello di latte Lupi, perché se si beve tutto il cognac dopo non ce n’è più… La cosa va un po’ per le lunghe: si parla molto e ci si bisticcia moltissimo, ma infine il gran sonno ha ragione dei nostri sensi, e in breve russiamo come Russi!

Sabato, 31 Agosto 1935 – Dal Victoria
Colombo ha proprio il chiodo di alzarsi presto, per il motivo che sapete già: quando proverete, cari compagni, lo scuserete, anzi gli darete quasi ragione… Dunque Colombo si alza alle ore piccole. Qualche istante dopo lo raggiunge il quasi decano dei chierici Giovanni Villa: dopo d’aver parlato insieme del più e del meno, ecco che ora parlano della corsa del sole, con tutto il suo sistema, attraverso gli spazi verso Sirio… Ma s’accorgono che non sono della medesima idea, anzi hanno ciascuno in testa dei tali chiodorni, che è loro impossibile di andare d’accordo in qualche modo, per cui si risolvono d’impiegare un po’ meglio il tempo, e recitano cioè le Preghiere del mattino… Ma questa buona soluzione non impedisce che loro non facciano tardi per la Messa!!
Buon per loro che possono ascoltare, un po’ più tardi, quella celebrata dal Padre Gesuita, e fare ancora tutte le loro cose in tempo!…

Trovandoci ancora a prua poco dopo tutti insieme, ci domandiamo: “Ma dove sono questi pescicani, quei tali delfini di cui sentimmo parlare tanto nei diarii dei nostri Compagni passati?… E ci diamo d’impegno per scoprire qualche cosa, ma la superficie dell’acqua non mostra altro che i soliti marosi spumeggianti; tutt’al più si vede ogni tanto guizzare qualche “pesce rondine”, così chiamato perché dotato di alette colle quali può fare dei piccoli balzi, dei piccoli voli sopra la superficie… Ci stanchiamo alfine, e concludiamo che i nostri passati compagni avevano evidentemente una fervida immaginazione!… Però ci rimane ancora una speranza di vederli verso il tramonto; così ci fanno sperare le informazioni colte qua e là tra le persone di bordo…

Dopo il “tea” pomeridiano, festeggiamo l’anniversario della vestizione chiericale del nostro capo-spedizione, il Signor Don Giovanni: per questo andiamo nella sua cabina, dove sono pronte per essere servite la bottiglia di vino e la torta donataci dal Signor Ispettore a Ivrea, anzi a Torino, nel momento della nostra partenza per Genova… Ci facciamo in quattro per trovare un tirabiscione col quale sturare la bottiglia, e dopo molto trafficare ecco che ci mettiamo in posizione: tira, tira tu che tiro anch’io!… ed ecco che, fuori il biscione, tutto il vino buscia via tutto nelle mani, sul soffitto della cabina e soprattutto sulla candida veste del Signor Don Giovanni nonché sulla faccia dei presenti più vicini!…

Quelli che non hanno subito i danni del busciamento se la godono ridendo sgangheratamente, ma quelli che hanno ricevuto il getto in faccia non ridono tanto… Tutti insieme siamo poi un po’ mortificati, perché di bere alla salute non se ne parla più… Ci rifacciamo tuttavia con la buona torta del Signor Ispettore, che mangiamo in suo onore e per… commemorare la vestizione del nostro caro Signor Don Giovanni!… Nella serata non possiamo andare al posto solito, perché ritrovo riservato per i passeggeri della classe superiore alla nostra…

Notiamo tanti bei palloncini di celluloide, con armatura di metallo, bellamente colorati e disposti per l’illuminazione: quanto ci converrebbero, al posto di quelli di carta più deteriorabili, per le nostre feste dell’Istituto, specialmente per quella del Sacro Cuore! Ma ci conviene di star contenti ugualmente e non desiderare ciò che non è nostro. E allora, cena; un po’ di ricreazione e preghiere; e poi a letto.

Ad Aden…

Domenica, 1° Settembre 1935.
Al nostro primo svegliarci ci accorgiamo che è ormai questa la seconda domenica che passiamo sulla nave, in mare… Siamo forse stufi? Non parrebbe… Ma il pensiero che un’altra domenica ci troverà giunti a posto, o almeno molto prossimi alla nostra destinazione, ci fa molto contenti. Ci alziamo per le nostre pratiche di pietà all’ora solita: divozioni, santa Messa e Comunione… Oggi si ha una bella novità gradita: la celebrazione della Santa Messa per i passeggeri tutti. Per questo si addobba a gran festa l’ambiente più bello del bastimento, la sala di 1a classe, di solito ritrovo delle persone di più alto rango, materiale e anche morale, con un ampio tricolore; sfondo a un piccolo ma signorile altarino… In verità non c’è una folla di persone ad ascoltare la Messa, non tutti i passeggeri hanno compreso la preziosità di quest’occasione; tuttavia notiamo con gran piacere diverse persone di colore frammiste alle altre… Celebra un Sacerdote delle Missioni Estere, Padre Venturini, il quale al Vangelo sa ravvivare i nostri sentimenti con parole semplici ed efficaci.

(prosegue sul prossimo numero)