Il titolo originale, con gli ideogrammi e il significato coreani, può essere tradotto come “La decisione di rompere”: significato più forte forse del titolo in inglese. L’ultima pellicola di Park Chanwook è complessa e richiede un’analisi accurata: il regista, già autore di “Oldboy” e “Stoker”, ha cambiato in parte il suo stile e si è dedicato a una storia giallo-noir, prendendo ispirazione anche da maestri come Alfred Hitchcock (immancabili i riferimenti a “Vertigo-La donna che visse due volte”).
A Busan, Corea del Sud, il detective Hae-Jun si dedica al suo lavoro con meticolosità, è sposato da tempo con Jung-An che lavora alla centrale nucleare di Ipo: vede poco la moglie e conduce una vita insonne, sempre legata ai casi polizieschi che deve esaminare. Come l’ultimo, che riguarda la morte di un uomo precipitato dalla cima di una montagna. Non pare un incidente, e per questo viene interrogata la moglie della vittima, Seo-Rae, immigrata di origine cinese.
La donna è un personaggio enigmatico, non prova dolore per la scomparsa del marito e in più riporta graffi e lividi come segni di una recente colluttazione; Hae-Jun inizia a pedinarla di nascosto, ne segue i movimenti: è ossessionato da lei fino a infatuarsene irrimediabilmente. Anche i telefoni cellulari e la tecnologia sono protagonisti del thriller: ci sono indizi importanti, ma meglio nascondere tutto per evitare guai…
La storia riprende dopo una pausa e ritroviamo i protagonisti a distanza di un anno al mercato del pesce: Seo Rae ha un nuovo marito, Ho Shin, mentre il detective soffre sempre di insonnia… Ma il giorno successivo Ho Shin viene trovato morto nella piscina della sua villa e la storia riprende, forse dove l’avevamo lasciata…
Chan-Wook ha architettato l’opera per intrappolare i protagonisti, ma la stessa sorte tocca agli spettatori: per il suo lavoro ha ottenuto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2022.