Fisco.
L’esecutivo ha tagliato il cuneo fiscale di 7 punti, con aumenti mensili in busta-paga tra i 50 e i 100 euro per redditi sino a 35mila euro lordi annui. Cgil-Cisl-Uil apprezzano ma chiedono che la misura non sia temporanea (sino a dicembre); soprattutto il sindacato chiede una riforma fiscale “generale” che superi gli attuali squilibri: oggi il lavoro dipendente e i pensionati pagano le tasse al 40%, la rendita finanziaria e immobiliare al 20, la vasta platea degli autonomi al 15 con la flat-tax; secondo le confederazioni sindacali il peso fiscale non può gravare principalmente sui redditi denunciati, occorre una lotta seria all’evasione (valutata sui cento miliardi all’anno).
Precariato.
Il Presidente Mattarella, rappresentando le opinioni di larga parte della società italiana, ha denunciato le condizioni di sfruttamento dei lavoratori; ma i sindacati non hanno ottenuto cambiamenti sensibili; anzi il Governo ha modificato i paletti introdotti dall’Esecutivo Draghi, allungando le scadenze dei contratti part-time; c’è poi un’estensione dei voucher per numerosi ambiti del terziario (congressi, fiere, terme…); continua una strategia che dalla stagione del jobs act ha incrementato sensibilmente il lavoro parziale e a tempo determinato, a scapito del lavoro fisso.
Diseguglianze.
Le Confederazioni denunciano i super-profitti di alcuni settori economici (in primis i petroliferi) e i crescenti divari tra i vertici delle aziende e i dipendenti. Emblematico il caso del numero uno di Stellantis (ex Fiat), Tavares, che guadagna 19 milioni di euro all’anno, 7.600 volte di più di un lavoratore medio della sua azienda; ma anche nel settore bancario non si scherza: il numero uno di Unicredit, Orcel, guadagna circa 10 milioni annui; uno studio citato dallo scrittore Piero Calaprico segnala che “l’80 per cento degli amministratori delegati ha compensi che vanno oltre gli 800 mila euro annui”. È tutto lecito in nome del capitalismo? Tra l’altro negli Usa sono i fondi assicurativi, presenti nei capitoli azionari, a chiedere limiti contro le sperequazioni.
Reddito di cittadinanza.
Sarà sostituito dall’assegno di inclusione, ma con una platea ridotta e limiti retributivi. Cgil-Cisl-Uil, senza nascondere taluni abusi, ritengono la scelta del Governo ingiusta, destinata ad accrescere le condizioni di povertà, soprattutto nel Sud, dove la carenza di lavoro è particolarmente sentita. Anche un grande “liberista” come Mario Draghi ne aveva difeso il principio attuativo, per esigenze di giustizia sociale; analoga la valutazione della Corte dei conti.
Il metodo.
I sindacati hanno contestato la scelta di Giorgia Meloni di aprire la trattativa alla vigilia delle decisioni del Governo, con margini ristretti; soprattutto hanno criticato l’opzione Primo Maggio per la riunione dell’Esecutivo, vedendovi l’obiettivo di oscurare sui media le manifestazioni dei lavoratori. Ovviamente il Governo ha il diritto di riunirsi quando crede; ma questa indicazione ripropone il tema del doppio ruolo della Presidente del Consiglio: guida, come premier, di tutti gli italiani, leader di Fratelli d’Italia (e quindi interessata a tutte le presenze mediatiche di riferimento); la questione si pone anche in Europa: da un lato si tratta con Bruxelles sul PNRR (i fondi europei), il patto di stabilità, l’immigrazione, chiedendo all’Europa attenzione per l’Italia; dall’altra, per non smentire le posizioni della Destra, permane una ferma opposizione al varo del Mes (meccanismo europeo di solidarietà), unico paese tra i 27 della UE.
I partiti.
Favorevoli al decreto governativo del Primo Maggio tutte le componenti della maggioranza, senza eccezione; contrari Pd e M5S, mentre l’ex Terzo Polo si è nuovamente diviso: Renzi ha contestato le dichiarazioni “ottimistiche” della Meloni sulla portata del provvedimento; il suo braccio destro, Marattin, ha precisato che l’Esecutivo Renzi ha tagliato il cuneo fiscale di 20 miliardi, Draghi di 10, Meloni di 3. All’opposto il leader di Azione, Calenda, sulla linea della Confindustria, si è detto pronto al dialogo costruttivo con la Meloni. Parlando in Sicilia aveva anticipato l’ipotesi di una convergenza sulla politica economica: avremo un allargamento della maggioranza?
In ogni caso il rischio è di due blocchi contrapposti, politici e sociali, su una materia vitale per la società italiana.