(Alessandro Masseroni)

“Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo” (Gv 2,25). Con queste parole si chiude il Vangelo di questa domenica, quasi come un monito per noi che ci poniamo in ascolto della parola del Messia. Gesù parla a noi esattamente come a quei Giudei che lo avevano rimproverato per la sua reazione alla vista del Tempio e dei suoi sgraditi inquilini. “Quale segno ci mostri per fare questo?” gli viene chiesto, quale segno tu compi per mettere disordine nei nostri interessi, o meglio, nei nostri affari? Desideriamo sempre l’intervento di Gesù nella nostra storia ma, per ironia della sorte, quando ciò accade, se non è secondo i nostri piani, Gesù passa dall’essere un appiglio sicuro nel tornado della nostra vita a “pietra d’inciampo” (Rm 9,32) a causa della nostra fede fragile e spesso vacillante.

Gesù in questa Quaresima viene per fare pulizia nella nostra vita, per riordinare ciò che ci distrae da Lui e dal nostro rapporto intimo con il Padre. Se noi infatti pensiamo alle diverse occasioni in cui ci viene raccontata la relazione reciproca e vivificante che c’è tra il Padre e Gesù nella preghiera possiamo identificarla come un “tempo di qualità”, un kairos, un tempo opportuno dove anche noi ci possiamo inserire per essere animati e riscoprirci dentro quella stessa Parola che ha formato tutte le cose.

Gesù non vuole niente di meno per noi, la Chiesa ce lo ricorda ogni anno all’inizio della quaresima “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). La Parola di Dio è veramente creatrice, illumina gli angoli più remoti e desolati della nostra esistenza per rianimarli, per ridonargli vita. E ciò non accade in senso astratto, ma in senso molto concreto, nella nostra stessa carne e così capiamo la specifica di Giovanni: “Ma egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,21).

Con il battesimo noi tutti siamo costituiti Tempio Santo e Dimora della presenza di Dio e Paolo non smette di ricordarcelo e ammonirci: “Voi sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi” (1Cor 3,16). La Quaresima è esattamente questo, ritornare a Dio per amarlo “con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la mente” (Mt 22,37) e Marco soggiunge “con tutta la tua forza” (Mc 12,30) cioè anche con il tuo corpo.

In ogni ambito della nostra vita Cristo ci chiede di poter regnare per riportarci alla vera felicità, consci che non siamo “dominatori”, ma siamo amministratori della Sua Creazione in attesa del Suo ritorno. La cosa più speciale che ci sia in tutto l’universo, allora, sei proprio tu, per cui Dio non ha paura di tentare il tutto per tutto, anche quello che a te sembrerebbe una infrazione, per salvarti e fissandoti ripetere ancora: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi” (Is 43,4).

Gv 2,13-25

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle
e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della 02casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.