Domenica il Colosseo si è colorato di rosso, come il sangue delle persone perseguitate per la loro fede, rosso come il sangue dei cristiani. Sabato, in Vaticano, il Papa ha ricevuto due donne, simbolo della testimonianza dei cristiani che vivono nella persecuzione.
Si tratta di Eisham Ashiq, figlia minore di Asia Bibi, la donna pakistana da 3.167 giorni in carcere, ingiustamente accusata di blasfemia, e di Rebecca Bitrus, che ha saputo perdonare i suoi rapitori di Boko Haram, dalla Nigeria.
Da queste due donne mi è arrivato un messaggio di straordinaria attualità. Rebecca viene dalla cara Africa, dove ho lasciato il cuore e ho avuto tantissimo, dai figli agli amici, dalle malattie alle soddisfazioni umane e professionali. A chi mi chiede come sarà il futuro del continente, rispondo sempre “ci sorprenderanno”! La storia di Rebecca (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/rebeccaeasia) è piena di nobiltà, coraggio e fede. E’ un raggio divino nella nostra povera vita, soprattutto quando racconta del suo perdono e tratta i crudeli rapitori come persone che possono cambiare e fare il bene, liberando tutte le sue compagne. Si rivolge senza odio, quasi con tenerezza, a coloro che le hanno ucciso un figlio e dai quali ha avuto un figlio, concepito nella violenza, ma accolto nell’amore.
La giovane pakistana Aisham, insieme al papà Ashiq Masih, ci commuove per la dolcezza con cui parla della mamma, di come desideri la sua presenza e la sua guida e di come le manchino i suoi consigli e la sua saggezza (https://www.avvenire.it/multimedia/pagine/marito-e-figlia-di-asia-bibi-chiedono-la-sua-liberazione). Il suo grido per la liberazione di Asia Bibi ci interpella.
Nel bacio che queste due donne hanno dato a Papa Francesco, ci sono le preghiere di tutti i perseguitati. Questi baci di due donne coraggiose trasmettono la forza della fede cha anima i nostri fratelli e le nostre sorelle perseguitati in tanti paesi di questo nostro mondo dove si svolge la “terza guerra mondiale a pezzi”.
“La presenza di Gesù di Nazareth è come la linfa che dal di dentro − misteriosamente ma certamente − rinverdisce la nostra aridità e rende possibile l’impossibile: quello che a noi non è possibile, non è impossibile a Dio.” (Luigi Giussani)
Filippo Ciantia