(Filippo Ciantia)

Papà era veramente un artista, qualunque cosa prendesse in mano, situazione affrontasse, persona incontrasse, figli e moglie amasse, riusciva ad aggiungere qualcosa di imprevedibile, bello e amabile.

Maria Teresa, penultima di molti, viveva intensamente la ricerca del proprio compito nella vita, in tutti i sensi, dal lavoro all’affetto, dai desideri nascosti alle debolezze amaramente constatate. Molto abile nel disegno tecnico e alacre lavoratrice, sembrava che nulla le fosse sufficiente. Tra le tante occupazioni, lavorò anche nel bar di famiglia a due passi dalla stazione: caffè, totocalcio ed enalotto.

L’arrivo del treno delle ferrovie nord veniva annunciato dai clacson dei camion fermi al passaggio a livello. Allora, si preparava il caffè per il macchinista che non mancava mai di scendere e correre al bar, dove poteva gustare l’incomparabile caffè di Gildo, prima di ripartire in tutta fretta, senza ritardi. Maria Teresa aveva capito che doveva incontrare o inventare il “suo caffè”, qualcosa che avrebbe fatto fermare treni e camion.

Nel 1991 dopo aver partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Czestochowa, ne aveva approfittato per visitare Mosca. La visita al Cremlino fu interrotta dai carri armati che invadevano la Piazza Rossa: era il colpo di stato che avrebbe fatto cadere Gorbaciov e aperto la strada al potere per Yeltsin.

In fretta e furia corrono verso il pullman per sfuggire ai disordini. Un ragazzino biondo dal viso dolcissimo e dagli stupendi occhi azzurri le offre un libro d’arte in russo e inglese con le immagini di tutti gli affreschi della Chiesa dell’Annunciazione che non avevano potuto visitare. Amore a prima vista.

Rientrata in Italia, dopo pochi giorni, incontra il maestro di icone Emilian Nicula, che le regala una tavola già gessata, pronta per iniziare il lavoro.

Visita il monastero di Santa Caterina del Sinai e frequenta corsi e seminari con artisti e appassionati.

In vent’anni ha “scritto” 240 icone. Le icone non si dipingono, ma si scrivono, perché è la Parola di Dio che diventa immagine.

La Madre di Dio Eleousa (Colei che si intenerisce) volge lo sguardo verso di me che la prego, ammirandola nell’icona donatami da Maria Teresa.

Sono occhi attenti, uno sguardo che potrà mai essere interrotto: Eccomi, ti porto mio Figlio.