Fritz Taylor è un ragazzo di 27 anni, californiano, alto poco meno di 2 metri, tennista al quarto posto nella classifica mondiale. Tutto bene, si direbbe. Il torneo ATP Finals di Torino, dove si sono affrontati i “maestri” tennisti, cioè solo i primi dieci della classifica mondiale, è terminato domenica nel tardo pomeriggio; Fritz è stato sconfitto per la seconda volta a distanza di pochi giorni da Yannick Sinner, tennista italiano, numero uno al mondo, col punteggio di 6-4, 6-4, come nella prima partita.
Nulla da fare contro il “fenomeno” italiano. Tristezza e sconforto erano sul volto di Fritz, quasi alle lacrime, quando ha ricevuto in premio il solito brutto “piatto” che si riserva ai secondi arrivati. Nel momento della premiazione, e prima di prendere la parola come si fa in una qualsiasi finale di tennis, Fritz è stato salutato da un lungo e calorosissimo applauso del pubblico, di Torino ma non solo, che aveva assistito al match.
Ha dovuto attendere alcuni momenti prima di poter prendere la parola e in quegli istanti il suo volto si è rasserenato: qualcosa addolciva la scottante sconfitta, erano gli applausi e la quasi standing ovation, perché comunque arrivare secondo a un torneo del genere non è roba poi così brutta.
“Ho sentito un affetto incredibile da parte del pubblico” ha dichiarato Fritz a margine dell’incontro, tanto che alcuni commentatori hanno giustamente sottolineato il “clima italiano”, la “lezione di sportività e fairplay made in Italy”, “l’ennesimo spot di civiltà e sportività del pubblico di Torino”.
Insomma, applausi scroscianti forse mai visti e sentiti per uno arrivato secondo. Vorremmo fosse sempre così, nello sport e nella vita, dove l’avversario non è un nemico e dove gesti e parole nei suoi confronti sono sempre volti al rispetto, alla calma, alla distensione. Purtroppo non è sempre così, né nello sport e neppure nella vita.
Il linguaggio bellicoso (e in conseguenza gli atteggiamenti), si sta alzando a livelli preoccupanti in tutti gli ambienti; è cattiva testimonianza per i giovani che imparano in fretta a cavalcare la violenza anche verso i compagni di gioco e in famiglia, ed è incitamento agli adulti a non rispettare il limite, a lasciarsi alle spalle sportività e rispetto, volgendosi verso forme di scontro estreme che poco spazio lasciano al dialogo costruttivo e rigenerante. Sentiamo addosso il peso del clima di scontro in cui la nostra società naviga e, speriamo, non affondi del tutto.