La guerra dentro e fuori i confini di Israele sta prendendo forma in maniera preoccupante. Ed è giusto essere preoccupati davanti al rischio di assuefazione che ci colpisce su quasi tutto, salvo ciò che ci tocca così direttamente da farci male. Di questa nuova guerra si parla e scrive ovunque: non può sfuggire neppure alla persona più menefreghista di questo mondo. I racconti dei media li conosciamo; ma come racconta la situazione chi vive in diretta, per altro con ampie responsabilità pastorali e non solo, la vita in Terra Santa?
Ci racconta il Patriarca di Gerusalemme, Cardinale Pizzaballa: “da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità”. Dentro alla cronaca vera e spietata dei media, c’è la vita umana, centro di tutto, scossa, tormentata, impaurita, soffocata dalla violenza “che ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti, e ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali.
Ha profondamente colpito il senso di comune appartenenza alla Terra Santa, alla coscienza di essere parte di un disegno della Provvidenza che ci ha voluti qui per costruire insieme il Suo Regno di pace e di giustizia, e non per farne un bacino di odio e di disprezzo, di rifiuto e annientamento reciproco”.
Una cosa che i media non ci dicono e non ci chiedono, ma lo fa il Patriarca Pizzaballa: “abbiamo il dovere di impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. E poi impegnandoci, ognuno nei propri contesti comunitari e nelle forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro…
Abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono”. Doppio appuntamento di preghiera per la pace annunciato dal Papa, a cui aderisce la Chiesa italiana: domenica 6 unione attorno alla preghiera del Rosario; lunedì 7 ottobre giornata di preghiera e digiuno per la pace nel mondo. Ognuno sia artigiano di pace!