I nostri giovani, almeno quelli incontrati di recente, benché quantitativamente non rappresentativi del mondo giovanile (ma comunque indicativi), guardano in grande, con ampio respiro e sovente in profondità, al mondo.

Le notizie che li attirano e scelgono sono quelle di carattere nazionale, ma ancor più quelle internazionali, veicolate maggiormente dai social che tanto utilizzano e che, per taluni di loro, sono solo una prima fonte di informazione che li spinge ad andare a cercarne altre per saperne di più.

È bello che i nostri giovani abbiano questo spirito aperto sul mondo, interessati, curiosi, non sempre passivi come li si dipinge e facili ad accontentarsi dei soli titoli. Aspirano ad essere cittadini del mondo ed è molto facile esserlo oggi, più di quanto non lo fosse per noi, “boomer” o “baby boomer” nati tra il ’46 e il ’64 del secolo scorso, o della generazione X, nati tra il 1965 e il 1980, con meno opportunità, mezzi, conoscenze…

La moderna tecnologia ti porta a spasso per il mondo senza muoverti dal divano di casa; purtroppo non è una finestra per guardare le cose vicine e neppure ti sprona ad aprire quella di casa per vedere cosa accade sulla piazza del paese. Un’apertura sul mondo che ci è sempre piaciuta, ma non a discapito di conoscere e approfondire quanto succede attorno. La nuova generazione appare tanto attenta al mondo quanto distante e poco o nulla coinvolta nelle vicende “locali”, che pure costituiscono il bagaglio delle loro esperienze e conoscenze giovanili del momento; la scuola, la parrocchia, l’associazionismo, lo svago; le relazioni personali, amicali o di vicinato; la cronaca di eventi belli e brutti.

Il veicolo social con le sue proposte li trasporta lontani, in un mondo che dovranno costruirsi per realizzarsi, e al contempo li sradica prima del tempo, e in maniera forse irreversibile, dalla realtà attuale che contribuisce a farli crescere e attrezzarli per entrare nel futuro che sognano.

Perché i giovani sfuggono dalle realtà locali e perché ci siamo lasciati sfuggire i giovani? È una questione di strumento, di linguaggio, di contenuti? Ci si rammarica per la perdita delle radio locali con le loro voci e notizie del posto, la carta stampata arranca e i social hanno tutt’altra dimensione. La realtà dei territori deve tornare ad essere centrale: perché cittadini del mondo è bello, ancor più se conosciamo da dove veniamo.