Il X incontro mondiale delle famiglie a Roma si è aperto ieri e durerà fino a domenica 26 giugno, basato su esperienze, momenti di incontro, ascolto e confronto tra operatori di pastorale familiare e matrimoniale e meno incentrato su conferenze accademiche. I numeri di interventi, relatori, Paesi rappresentati sono alti; farà da guida l’esortazione apostolica “Amoris laetitia” del 2019. Chiamati a… qualcosa di grande è l’input per le testimonianze: chiamati al matrimonio, alla santità, al perdono, ad accogliere, chiamati alla fratellanza.
La Giornata mondiale delle famiglie è un sogno grande – commenta il Sir, Servizio di Informazione Religiosa –, un appuntamento concreto capace di rendere possibile qualcosa che appare inimmaginabile di fronte alla frenesia quotidiana delle nostre micro-società domestiche. Un’occasione capace di riunire migliaia di micro-mondi in una stessa piazza, alla stessa ora, nella medesima città, sotto lo stesso Cielo, puntando lo sguardo verso lo stesso Dio.
Girando qua e là si trova spesso una rassegnazione preoccupante. Sappiamo che le famiglie non se la passano benissimo, aumentano le separazioni, i divorzi, diminuiscono i matrimoni e sprofondano le nascite. L’incontro mondiale non potrebbe essere l’occasione “per far ripartire quella famiglia di famiglie” tanto cara a Papa Francesco? Il mondo è cambiato e continua a cambiare e ritornano alla mente le parole profetiche di San Giovanni Paolo II: “voi non vi rassegnerete!”.
Il lungo tempo della pandemia con il suo carico di limitazioni ha aumentato il livello di scoramento da cui fatichiamo un po’ tutti a riprenderci. Forse è proprio questo il tempo in cui non dobbiamo rassegnarci. Le raccomandazioni del Papa ai coniugi sono semplici e impegnative allo stesso tempo: oltre a non cedere alla tentazione della routine, dello scoraggiamento e della tristezza, va realizzato un amore che ha il coraggio di essere per sempre, fecondo, generativo, pervasivo e contagioso.
Un amore che fonda la Chiesa come famiglia di tante famiglie, chiese domestiche. Un amore che, tutt’altro che sdolcinato e languido, è capace di vincere la morte. La Chiesa insiste sulla vocazione al matrimonio e nel mettere al centro la famiglia perché “fare famiglia vuol dire desiderare di diventare santi”. Lo sguardo va alla famiglia di Nazareth “scuola di quotidianità che rende normale l’amore”.