La Francia da martedì ha un primato – triste primato –: è il primo Paese al mondo ad aver inserito nella sua Costituzione il diritto all’aborto. Può esserci “diritto” a sopprimere la vita umana? Risponde con un secco “no” la Pontificia Accademia per la Vita (Pav), nel giorno stesso in cui da Parigi la vita umana esce sconfitta, devastata, totalmente desacralizzata. I vescovi francesi avevano anticipato che “l’aborto, rimane un attentato alla vita fin dall’inizio e non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne”.

Essi rivolgono il pensiero a coloro, “in particolare alle donne in difficoltà”, che prendono in considerazione la drammatica eventualità di ricorrere all’aborto. Il dibattito alle Camere non aveva menzionato neppure “le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il figlio – ribadisce l’episcopato francese, triste e rammaricato –. La Costituzione avrebbe fatto bene a mettere al centro la protezione delle donne e dei bambini”. Dei 925 parlamentari, 780 i favorevoli e 72 i contrari: fumata nera per la vita. Chi ha manifestato il proprio dissenso ha affermato che la Costituzione “non è un catalogo di diritti sociali”.

La tutela della vita umana, sostiene la Pav, “è il primo obiettivo dell’umanità e può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un’industria a servizio della persona umana e della fraternità”.

Quindi le parole di Papa Francesco all’Udienza del 25 marzo 2020: “La difesa della vita non è un’ideologia, è una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani… Si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.

Le associazioni del laicato cattolico italiano più impegnate nella promozione della vita e della famiglia hanno preso posizione, contestando quello francese come un passo grave e sbagliato al quale rispondere “unendo le forze in una nuova stagione culturale, sociale e politica che difenda la dignità umana del concepito”.