Gli “scherzi” fatti a Trump, Macron e al Papa utilizzando l’intelligenza artificiale (IA) confermano la nostra preoccupazione espressa più volte su questo giornale e anche durante l’incontro di tre settimane fa con l’esperto web Fabio Bolzetta che a Ivrea è venuto ad incontrare un pubblico interessato a capire cos’è e come funziona. Come Ufficio diocesano delle Comunicazioni Sociali introducendo quell’incontro sostenemmo che “il tema del digitale è qualcosa che ci sta a cuore ma è anche qualcosa che ci preoccupa perché non sappiamo dove ci porteranno coloro che ne detengono le chiavi, sapendo però che ci porteranno lontano”. E in quale stato ci arriveremo? Conseguenza di una corsa dentro ad un tunnel di cui non si vede l’uscita.
La foto di Papa Francesco avvolto in un grande piumino bianco “stile rapper, trapper o spacciatore suburban” – come ha scritto un prestigioso quotidiano – è stata pubblicata da un ragazzo, al quale è poi sfuggita di mano, ottenendo oltre 10 milioni di visualizzazioni. C’è chi pensa sia vera e chi sia una fake. In ogni caso è stata creata dall’IA come Donald Trump che cerca di sfuggire all’arresto, o come Emmanuel Macron che guarda gli scontri a Parigi. Sono fake. Ma di che tipo? È cosa talmente recente – ed evidentemente di impatto imprevedibile in tempi così rapidi – che neppure gli esperti sanno ancora come definirla essendo un po’ di tutto tra disinformazione, scherzo, manipolazione, caricatura, goliardia.
Per ora la chiamano “deep fake”, qualcosa di finto generato dall’IA capace di un ragionamento automatico che può sostituire in tanti aspetti quello umano. Non è difficile produrre uno “scherzo da intelligenza artificiale”, ma non è qui che faremo pubblicità per insegnarvelo. A parte i milioni di posti di lavoro che l’IA si mangerà, si levano alte le voci di personalità per chiedere di “sospendere” lo sviluppo della “versione” GPT-4 per creare delle regole; tra questi Elon Musk ma anche Domenico Talia, docente dell’Università della Calabria e altri mille leader della Silicon Valley che spiegano come “negli ultimi mesi ci sia stata una corsa fuori controllo dei laboratori per l’IA a sviluppare potenti menti digitali che nessuno, neanche i creatori, possono capire, prevedere e controllare”.
Per taluni è come una “pericolosa corsa agli armamenti”. Sicuramente sorgeranno interrogativi etici, mentre dal punto di vista legislativo non c’è altro, per ora, che un pericoloso vuoto.