San Francesco di Sales, la cui festa liturgica è ogni 24 gennaio, è il patrono dei giornalisti. Non siamo i soli ad averne uno, anzi ci sono categorie di lavoratori che ne hanno più di uno. Il santo patrono è esempio, fonte di ispirazione, scelto come intercessore “speciale” presso Dio e onorato con particolare devozione.

Perché san Francesco di Sales è patrono dei giornalisti, lui, vescovo e teologo del ‘600 in un territorio prevalentemente calvinista come lo Chablais, regione vicina al lago Lemano, passata alla riforma protestante sessant’anni prima e che dopo soli quattro anni del suo ministero è tornata alla fede cattolica? Perché escogitò un mezzo nuovo di comunicazione, alternativo alla predicazione resa difficile nell’ambiente calvinista, e alla disputa teologica che interessava gli addetti ai lavori. Iniziò a pubblicare dei fogli volanti come mezzi di catechesi e di informazione religiosa che potevano essere affissi o consegnati a mano, per raggiungere le persone che non volevano o non osavano andare ad ascoltarlo.

Cento anni fa, il 24 gennaio 1923, Pio XI nell’enciclica Rerum omnium scriveva del santo vescovo, dottore della Chiesa: “Con il suo esempio insegna la condotta da tenere… Poiché gli eretici disertavano le sue prediche, Francesco delibera di confutare i loro errori con volantini, scritti e disseminati in tante copie che, passando di mano in mano, finissero con l’insinuarsi anche tra gli eretici. Lo stile è elegante, garbato ed efficace e i ministri dell’eresia solevano mettere in guardia i seguaci perché non si lasciassero allettare e vincere dalle lusinghe del vescovo”.

Nell’era del digitale verrebbe da sorridere tanto appare scontata la stampa cartacea oggi (non certo ai tempi di Francesco di Sales), che resiste all’assalto delle nuove tecnologie di comunicazione. Papa Francesco nel IV centenario della morte (28 dicembre 1622) gli dedica la lettera apostolica Totum amoris est. In tempi di grandi cambiamenti, e anche quello di oggi lo è, aiutò le persone “a cercare Dio nella carità, nella gioia e nella libertà. Capace di leggere i segni del suo tempo”.

Ai giornalisti si rinnova la sfida che fu del loro patrono: leggere i segni del tempo, a cui si aggiunge la “mission” di saperli raccontare, ripartendo dalle fondamenta – andare e vedere, ascoltare, scrivere e parlare -, il cui punto di riferimento è la persona che nella comunicazione è coinvolta in modo profondo.