Il prossimo 12 maggio si celebrerà la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali il cui tema, scelto da Papa Francesco, è “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. Di intelligenza artificiale già abbiamo scritto in questo spazio e ancora avremo da scrivere, vista l’invasione della IA nelle nostre consuetudini, e quanto ancor più lo sarà nel tempo a venire.
C’è un altro fenomeno, nell’ambito delle comunicazioni e della fruizione dei contenuti digitali, che sta prendendo piede: quello del podcast. Detto in parole povere, i podcast sono episodi audio preregistrati, con un argomento ben definito, di non lunga durata, caricati on-line, facili da fare e facili da ascoltare sulle piattaforme dedicate usando i nostri device (computer, smartphone, tablet). La rilevazione dell’Osservatorio Digital Content del Politecnico di Milano conferma la grande attrazione del pubblico verso i podcast: 12 milioni di ascoltatori al mese, per circa 4 ore settimanali di media a persona. In Italia nel 2023, certifica l’indagine Ipsos Digital Audio Survey, i fruitori di podcast sono stati circa 11,9 milioni, il 39% tra i 16-60 anni, in crescita rispetto al 36% dell’anno precedente.
È il ritorno della voce che credevamo soffocata per sempre dall’immagine invadente. Ascoltare, abbiamo scoperto, è più coinvolgente che guardare, si fa più forte la capacità di tacere per fare spazio ai racconti altrui. Probabilmente un bisogno non unilaterale, quello di raccontare e quello di ascoltare, entrambi mai sopiti e già ampiamente gustati da Ernest Hemingway. “Mi piace ascoltare – diceva il grande scrittore americano -. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai”.
Chi ascolta i podcast lo fa prevalentemente in casa, in auto, sui mezzi pubblici, perché vuole informarsi, scoprire nuovi contenuti, approfondire uno specifico argomento. Li ascoltano i giovani ma gli over 55 sono in aumento, e anche il numero di ore di ascolto cresce. C’è chi parla di ri-nascita del podcast, passato da “strumento” di nicchia a cultura popolare. Dal 2015 cresce l’interesse, nel 2020 arriva la spinta decisiva, il lockdown ci aveva affamati di contenuti da consumare.
Ora è il tempo dei valori di cui riempirli. E il podcast diventa anche video. Ci sarà coabitazione tra le due versioni; pare che tante generazioni non siano pronte ad accogliere i video podcast nella loro quotidianità così come è stato per i podcast tradizionali.