La settimana scorsa abbiamo immaginato un passaggio di consegne tra anziani e giovani. Oggi diciamo qualcosa in più sulla folla di giovani che sta “marciando” su Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù per accompagnarli pur restando a casa, cercando di capire di più e meglio chi sono, cosa chiedono, cosa rappresentano, come e cosa pensano, che ideali perseguono per rispondere in maniera così massiccia da anni ormai a questo appuntamento, che rapporto hanno con Dio, la fede, la Chiesa, la comunità, quale testimonianza raccogliere da loro.

Dedichiamo un primo piano al “pellegrinaggio” del gruppo della pastorale giovanile già partito da Ivrea, e ricordiamo che i media cattolici italiani manderanno in onda diversi appuntamenti dall’1 al 6 agosto.

Ci sarà anche Papa Francesco. 65 mila i giovani italiani, ad accompagnarli 106 Vescovi insieme a sacerdoti, religiose e religiosi, educatori e animatori. Sapremo poi quanti altri ne saranno arrivati da tutto il mondo; un’altra buona ragione per cui vale la pena seguire l’evento.

La risposta di tanti giovani, sui quali pendono giudizi e pregiudizi, non può non incuriosirci ed interpellarci quand’anche noi non fossimo più tanto giovani. Le GmG nacquero dall’intuizione di San Giovanni Paolo II; le prime edizioni degli anni ’80, confermate da Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Le ultime; 2013 a Rio de Janeiro, 2016 a Cracovia, 2019 a Panama. Da Lisbona il Papa ci dirà quando e dove si svolgerà la prossima.

Nella capitale portoghese, la “delegazione azzurra” – che vede rappresentate ben 180 Diocesi – avrà come punto di riferimento “Casa Italia”, un luogo per incontrarsi, stare insieme e condividere esperienze. I ragazzi italiani parteciperanno alle catechesi dei Vescovi, e il 2 agosto alle 20 la Festa degli italiani trasmessa da Tv2000.

Coinvolgimento delle diocesi e grande partecipazione dei giovani “raccontano di una Chiesa viva e più giovane di quanto immaginiamo – ricorda don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei – la generazione che vi prende parte, per questioni anagrafiche, non ha mai vissuto qualcosa di simile ma viene dalla sofferenza della pandemia; inoltre, è la prima volta che l’incontro mondiale dei giovani si svolge in un Continente in cui è in atto una guerra”.

La GmG è un grande “laboratorio” al quale non possiamo non partecipare seppur da casa davanti alla tv o sui social che avvicinano tutto ciò che è lontano.