Venerdì scorso il mondo industrializzato si è fermato? L’aggiornamento di un file ha causato una “Caporetto” della tecnologia coinvolgendo migliaia di computer in tutto il mondo. Chi non ha dovuto prendere un aereo non se n’è forse accorto, così chi non ha usato treni, banche, ospedali e tanti altri servizi. Non essercene accorti non vuol dire far finta di nulla, digerire tutto come se fosse stata una giornata normale, anche se non toccati direttamente.
Poteva andare peggio e possiamo stare certi che succederà ancora, perché la vulnerabilità della tecnologia che fa girare il mondo, anche qualora facessimo finta di non vederla, resta d’attualità. Qualche domanda vogliamo porcela? In queste vicende “mondiali” anche noi c’entriamo, sebbene sembrino cose da specialisti.
Un evento tale tocca la nostra libertà e quindi il discorso si fa serio. Per capirlo bisogna uscire dai limiti del provincialismo e guardare il mondo per come l’abbiamo costruito. Le attività umane sono ormai integralmente sovraintese, organizzate e gestite dai sistemi informatici che ottimizzano i processi, assistono l’Uomo nello svolgimento delle attività, riducono il rischio di errori. Tutto altamente sofisticato, e fino a venerdì in apparenza estremamente solido. Intendiamoci, è ancora così, ma quanto accaduto apre alla necessità di mettere in controluce la fotografia della società e intravedere le crepe.
È bastata una semplice operazione informatica errata per sperimentare come la nostra libertà dipenda dalla tecnologia che ha messo in ginocchio parte del sistema logistico, sanitario, produttivo ed economico.
Si può fare a meno della tecnologia? No, pur constatando la fragilità strutturale del funzionamento della nostra società. Una fragilità desolante, in quanto ci siamo dati l’illusione di aver trovato lo strumento attraverso cui diventare immuni dalla nostra imperfezione, finalmente liberi dai nostri limiti. L’esatto contrario di quanto emerso venerdì. Liberi attraverso la tecnologia o imprigionati ad essa pur di sentirci infallibili?
Prigionieri di un monopolio dove la tecnologia è diventata più forte degli stessi Stati o innamorati dei padroni del pianeta?
Questa volta le macchine hanno dimostrato chi è l’Uomo e chi è lo strumento ed è evidente che spetti all’Uomo mettere a posto le cose con tutto l’aggravio morale di non ripetere gli stessi errori… anche se al momento, il timore che ciò non avvenga più, resta.