“Il lavoro per la partecipazione e la democrazia” è il titolo del Messaggio dei Vescovi italiani per la Festa dei Lavoratori. “Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del Creato – si legge –. Lavorare quindi non è solo un ‘fare qualcosa’, ma è sempre agire ‘con’ e ‘per’ gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità”.
L’invito è ad una solidarietà interumana. L’articolo 1 della Costituzione italiana assume una luce da evidenziare: la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. “La peggiore povertà” è la mancanza di lavoro, ha scritto Papa Francesco nella “Fratelli tutti”.
I vescovi invitano ad “investire in progettualità, formazione e innovazione – ad aprire alle nuove tecnologie che la transizione ecologica sta prospettando, che significa creare condizioni di equità sociale. È necessario guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo nel mondo del lavoro, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile”. E all’IA l’Ufficio Comunicazioni Sociali della nostra diocesi dedicherà il mese di maggio, con un evento in tre località diverse di cui parliamo a pag. 2.
“Prendersi cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia – dicono ancora i vescovi – e a chi lavora spetta il riconoscimento della sua altissima dignità. Senza il quale, non c’è democrazia economica sostanziale”.
Per concludere il messaggio qualche richiesta e suggerimento: alle istituzioni affinché assicurino “condizioni di lavoro dignitoso per tutti”; attenzione a dove c’è disoccupazione, al salario giusto e un adeguato sistema previdenziale, ai divari economici fra le generazioni e i generi, alle gravi questioni del precariato e dello sfruttamento. E un invito ai lavoratori, “si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni”.
Alle Chiese in Italia, invece, l’invito a perseverare “nell’ascolto dei lavoratori e nel discernimento sulle questioni sociali più urgenti: ogni comunità è chiamata a manifestare vicinanza e attenzione verso lavoratrici e lavoratori”.