Effettivamente non c’è nulla da ridere e nulla su cui scherzare in questo tempo già troppo lungo e abitato da tante ombre. Poche luci difficili da scorgere, poche buone notizie da cercare con il lanternino senza avere certezza di trovarne per rinfrancare lo spirito. Sarà pur vero che un albero che cade fa più rumore di una foresta che sta in piedi – dice il saggio – ma è altrettanto vero che stare in piedi oggi vuol dire ingaggiare ogni giorno una lotta che sembra contro i mulini a vento.
Mettere in fila titoli di giornali, radio e telegiornali, vuol dire andare incontro ad una serie di brutte notizie da scoraggiare anche gli ottimisti più corazzati. Le cose brutte accadono, non vi è alcun dubbio, ma anche quelle belle, solo che queste fanno meno audience, attirano molto meno l’attenzione e il gradimento del pubblico. Per le buone notizie c’è poco spazio e la rete, forse più di ogni altro strumento, ci dà i numeri delle preferenze, dei “like”, dei “mi piace”, e una cattiva notizia se ne accaparra molti, ma molti, di più.
Le buone notizie sono destinate al dimenticatoio; chi leggerebbe un giornale dove tutto va bene, non ci sono cadaveri, ammazzamenti, guerre, disastri di ogni genere, fallimenti, pandemie, carestie, drammi familiari e tanto altro? Cose che capitano e che costellano il nostro quotidiano, ed è giusto conoscerle.
C’è un duplice rischio: che la curiosità diventi morbosamente perpetua e che lo scoramento abbia la meglio, sempre. Vortici di distruzione dell’umano, si respira ovunque incertezza, confusione, ripiegamento, smarrimento. Dolori e ombre sembrano oscurare gli orizzonti della speranza. Saper moderare l’ascolto e l’accoglienza alle proposte che dall’esterno vengono fatte è operazione non facile, e le mode sovente non aiutano a discernere e a giudicare, per non cadere noi stessi nelle trappole che poi ci feriscono e ci travolgono.
Bisogna trovare quell’eroico quotidiano che pur c’è in noi, per discernere, ripartire sempre, ritrovarci, sorridere ed essere osservatori, e ancor più partecipi alla vita di persone e cose che crediamo di aver perso ma che possiamo ritrovare nel segno della speranza cristiana che non tramonta. Perché il divino non resta nascosto in eterno; aspetta solo che lo si aiuti a venire fuori, ogni giorno e in ogni circostanza.