Tra vincitori e vinti, commenti euforici e amareggiati, vorremmo scrivere di qualcosa (o meglio, di qualcuno) di cui quasi non si parla, se non frettolosamente e senza incidere sul ridimensionamento del fenomeno che rappresenta. Nelle elezioni di domenica ha vinto l’astensionismo e ha perso la democrazia. Pare che a nessuno interessi più di tanto. E non è solo una questione di numeri, ma soprattutto è questione di una democrazia rappresentativa in crisi, disprezzata, snobbata.

Avevano diritto al voto 49 milioni 552 mila 399 cittadini e di questi solo 23 milioni 244 mila 590 sono andati ai seggi: il 49,7% per le europee (sette punti in meno della precedente tornata elettorale). Anche se con i “se” e i “ma” non si fa la storia, le percentuali ottenute dai partiti sul corpo elettorale sarebbero ben diverse: poco più del 14% per Fratelli d’Italia, poco meno del 12% per il Pd, attorno al 5% per il M5S, Forza Italia e Lega, poco sopra il 3% per i Verdi e oltre il 5% tutti i restanti messi assieme.

Conti magari non precisi allo “zero virgola”, ma onesti, per indicare che il problema di chi non vota, o non vota più, è così ampio che non può non scuotere le coscienze dei singoli che hanno abdicato al voto e della politica cui di fatto non interessano.

I temi europei non sono mai emersi durante questa campagna elettorale, surclassati da quelli interni, talvolta pure di scarsa consistenza. Così non è stato invogliato il voto, a fronte di tanti commenti postati sui social, come se i social fossero la nuova cabina di voto. E non lo sono! Anche se politici e amministratori orientano spesso parole e decisioni in base alle opinioni espresse sui social.

Per la scarsa considerazione per la democrazia rappresentativa, verrebbe da dire che c’è una corresponsabilità degli eletti e dei non-elettori. Social e cabina elettorale non sono la stessa cosa, e la differenza sta nella responsabilità. In cabina ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, scegliere dei valori, un programma, una visione, o lasciarli andare alla deriva, con l’astensionismo, per arrivare a una democrazia sempre più rarefatta.

Manca al cittadino il coraggio di pensare e di affrontare i grandi temi e manca alla politica la voglia (e forse la convenienza) di far ritornare quel coraggio.