Capita a tutti di dimenticare o lasciarsi sfuggire qualcosa, ingarbugliati come siamo nel tempo; talvolta sono situazioni recuperabili, dimenticanze o sviste che obbligano a successive scelte correttive non previste, e potrebbero anche essere guardate con occhio diverso: perché anche da queste, né cercate, né volute, possono nascere opportunità inattese.
Dopo un primo attimo di disorientamento, magari anche di rabbia, è chiaro che dimenticare richiede poi di accettare ciò che va fatto per recuperare, e ciò che di nuovo si apre dinnanzi. Potrebbe rivelarsi che non tutto viene per nuocere: anche questo è un modo per accettare e superare le sfide della vita tramutando in positivo qualche involontario scivolone.
Un modo, altresì, di non mettere limiti alla Provvidenza che, sa ciò di cui abbiamo bisogno, anche se talvolta per noi risulta difficile da capire fino in fondo. Cogliere l’occasione di riscossa da sviste e dimenticanze che offra opportunità nuove e inaspettate, potrebbe far pensare al famoso “carpe diem” di Orazio, espressione spesso banalizzata, utilizzata in modo non appropriato come invito ad approfittare dell’attimo fuggente, del godere della vita, senza tralasciare occasioni di soddisfazione spensierata di ciò che è effimero. Definizione che qui non fa al caso nostro: non intendiamo scelte fuggenti e neppure rapporti liquidi, il mordi e fuggi, una vita senza progetti solo come insieme di attimi e occasioni spesi di volta in volta.
C’è un senso cristiano del “carpe diem” oraziano evidenziato da Papa Benedetto XVI poco prima della sua rinuncia al soglio pontificio, nell’Angelus del 27 gennaio 2013. Papa Benedetto ricordava “che il senso cristiano del ‘carpe diem’ sta nel cogliere l’oggi come momento determinante per seguire Cristo… e ogni giorno può diventare l’oggi salvifico…”. Per Papa Francesco si tratta di “non godere la vita nell’attimo che fugge, ma cogliere l’oggi per dire no al male e sì a Dio”. Questo è il senso cristiano del profittare del giorno.