Ancora la Francia. Qualche settimana fa per aver introdotto in Costituzione il diritto all’aborto, oggi per il disegno di legge annunciato sulla fine della vita. I vescovi d’oltralpe insorgono per ribadire il “rifiuto della morte provocata”, “la priorità alle cure palliative” e che la vita umana “merita di essere rispettata incondizionatamente”.

Tra i loro richiami, quello rivolto ai cattolici esortati a “impegnarsi maggiormente… perché la richiesta di suicidio assistito o di eutanasia è spesso espressione di un sentimento di solitudine e di abbandono…”. E da noi, a che punto siamo? In Italia non esiste alcun diritto al suicidio assistito.

La Corte Costituzionale con sentenza 242 del 2019 si è limitata a stabilire che non venga penalmente punito il medico che contribuisce al suicidio di malati in sofferenza estrema, tenuti in vita con sussidi artificiali e pienamente lucidi nella propria decisione di morire. Condividiamo i particolari pubblicati dal collega direttore del giornale diocesano di Torino. Nessun obbligo ai medici di collaborare al suicidio di qualcuno.

Non esiste, dunque, alcun diritto esigibile. Da qui l’invito al Parlamento a legiferare in materia, cosa che per ora non ha fatto. Spunta un’iniziativa per bypassare questo gap, e c’è chi strizza l’occhio alla leggi regionali.

“Undicimila firme sono state raccolte dall’Associazione Luca Coscioni per chiedere che la Regione Piemonte riconosca il diritto al suicidio medicalmente assistito. La proposta di legge piemontese potrebbe essere messa ai voti del Consiglio regionale ed è una prospettiva inquietante. Con quale serietà si propone che le Regioni d’Italia decidano sulla soppressione della vita umana ciascuna per proprio conto, in ordine sparso, regolando diversamente la morte dei piemontesi rispetto a quella dei siciliani o degli abruzzesi?”.

Scorciatoie, leggi a macchia de leopardo, cittadini diseguali di fronte alla morte. L’Avvocatura dello Stato ha fatto sapere che impugnerebbe le leggi regionali per difetto di competenza. L’Ufficio legale della Regione Piemonte ha diffuso una nota che mette in guardia dai provvedimenti incostituzionali.

Quanto basta per fermare le bocce e aspettare che il Parlamento faccia il proprio lavoro, che in campagna elettorale, tra pensieri e propaganda, non si sa mai come potrebbe andare a finire.