Le festività infrasettimanali del 25 aprile e 1° maggio scorsi hanno permesso a qualcuno lunghi ponti vacanzieri, mettendo in evidenza mondi di lavoro che viaggiano in modalità diverse, tanto da creare disparità e ineguaglianze negli stili di vita e nell’accesso a certi servizi.

Legittimo fare lunghi ponti e vacanze, meno simpatico per chi ne resta impigliato. Ci sono mondi di lavoro che chiudono inesorabilmente nei giorni “comandati” senza vedere il disagio creato ad altri, e senza sentire la necessità di procedere a qualche cambiamento.

Certi servizi pubblici e privati, uffici, cantieri tirano giù la serranda senza se e senza ma. Sono rimasti ancorati a un mondo lavorativo del passato, che ha chiesto ad altri di cambiare, ma che non è cambiato a sua volta, in barba alle necessità degli utenti, a certi disagi, alla sinergia e complementarità necessarie con altri settori. Dall’interconnessione tra servizi e lavori diversi, oggi nessuno dovrebbe sentirsi completamente sganciato.

Modulare presenze operative, garantire accessibilità ai servizi, portare avanti lavori impattanti per le nostre città in certe ore o giorni e non in altri, in un mondo frenetico, dovrebbe diventare un argomento serio da affrontare. L’equilibrio vita-lavoro dell’individuo singolo passa anche attraverso il riequilibrio del rapporto vita-lavoro degli individui nel loro insieme. Qualcosa va in quella direzione, non senza polemiche e ostruzionismi, quando il Ministero competente indica che le scuole restino aperte durante i mesi di giugno e luglio, per offrire più opportunità di attività ludiche ed educative agli alunni i cui genitori lavorano, e non possono tirare giù la serranda quando e come vorrebbero.

Diverso, ma non così tanto, quando ci si accorge che per ridurre le liste di attesa sarà necessario pensare a orari di lavoro rimodulati e aggiornati rispetto anche alle esigenze degli utenti e non solo degli operatori sanitari.

L’equità e la flessibilità nell’orario di lavoro sono diventati cruciali per una società moderna e bilanciata. Bisognerà trovare la strada per creare opportunità di vita più eque e sostenibili per tutti. Ma con tutti a mettersi in gioco: magari anche facendo un passo indietro.