Fin dai primi istanti di vita, impariamo imitando. Ricordo mia sorella appena nata: non sorrideva, ma bastò che mia madre le sorridesse con dolcezza perché anche lei iniziasse a farlo, forse senza neppure sapere cosa stesse facendo, solo copiando un gesto che le era sembrato bello. Un’immagine semplice, ma che rivela una verità profonda: impariamo da ciò che vediamo, da chi ci sta intorno. È così che un bambino pronuncia le sue prime parole o apprende il modo di camminare del papà.
Questo processo non è solo un’osservazione quotidiana, ma ha anche solide basi scientifiche. Negli anni ’90, il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti e il suo team scoprirono i “neuroni-specchio”, un gruppo di cellule cerebrali che si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando osserviamo qualcun altro compierla. È come se il nostro cervello “rivivesse” l’azione altrui, creando un ponte tra il vedere e il fare. Un meccanismo che non soltanto spiega perché possiamo imparare guardando, ma che sottolinea anche quanto siamo vulnerabili all’influenza degli altri, consciamente o meno.
Non sempre imitiamo in modo inconsapevole. Pensiamo ai personaggi che consideriamo modelli o idoli. Chi non ha mai detto: “Vorrei essere così”? o, recriminando, “Mi sarebbe piaciuto diventare così”?
L’imitazione è parte integrante di noi, ma non possiamo permetterci di essere solo spugne che assorbono indiscriminatamente tutto ciò che le circonda. Don Fabio Rosini, noto per il percorso delle “Dieci Parole”, parla spesso del rischio di essere saziati da ciò che non nutre davvero. Gli idoli moderni, spiega, “devastano i giovani con la ricerca ossessiva di un’immagine di sé, del successo affettivo e sociale”. Lo dice un 60enne e mi sento di confermarlo pienamente da 21enne.
Fa riflettere il “Motor Imagery”, o immaginazione motoria: immaginare un movimento senza compierlo attiva nel cervello le stesse risorse che si attiverebbero eseguendolo. Attraverso questo processo possiamo apprendere un gesto o migliorarlo. Chissà quindi cosa succede nella nostra testa se tutti i giorni ci sottoponiamo alla violenza, alla mercificazione e al diffuso non rispetto dell’essere umano…
Siamo preziosi: impariamo a nutrirci di ciò che ci fa bene. Solo così potremo imitare il meglio, seguire Cristo e scoprire finalmente chi siamo, liberandoci da ciò di cui ci siamo nutriti finora. Solo allora potremo davvero essere, come diceva Carlo Acutis, “originali e non fotocopie”.