“Effatà!”- “Apriti!” (Mc. 7, 35): questa parola, riportata senza alcun filtro di traduzione, riassume perfettamente il messaggio e l’opera salvifica di Cristo. La pericope di questa domenica (Mc. 7, 31 – 37) attesta la venuta del Regno di Dio, in cui si realizzano le promesse messianiche enunciate da Isaia: “Si schiuderanno gli orecchi dei sordi… griderà di gioia la lingua del muto” (Is 35, 5-6).

“Gli portarono un sordomuto” (v. 32 -33): nonostante la tipica approssimazione geografica di Marco (“nella Decapoli”), è chiaro che il brano è ambientato nel cuore di un territorio abitato da pagani con i loro dei. Il sordomutismo: il tema centrale è l’incapacità di comunicare, una chiusura delle orecchie davanti alla voce di Dio (cfr. Beda il Venerabile, Homilia 2, 19), che anche oggi continua a chiamare ogni figlio attraverso la voce della Chiesa e dei suoi ministri.

“Effatà… E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua” (v. 35 – 36): Marco, nel descrivere la dinamica dell’evento miracolistico, registra con cura la sequenza con cui avviene: prima si schiudono le orecchie, che consentono di comunicare con la voce. Questa sequenza non è però rivolta solo a chi è affetto da una patologia fisica, ma anche ai “sordi – udenti”, quelli che, al pari degli idoli, “hanno orecchi ma non odono; hanno occhi ma non vedono” (Salmo 115, 5-6).

L’invito è quello di non chiudersi in se stessi, come sempre più spesso accade con le nuove tecnologie o con i nuovi “idoli”, ma di realizzare rapporti liberi, belli e costruttivi con le persone, e, in rapporto a Dio, ponendosi all’ascolto della Sua Parola: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta” (1 Samuele 3, 10).

Solo in questo atteggiamento si può diventare sordi al mondo per udire la voce di Cristo, che invita a spalancare gli orizzonti del cuore di ogni uomo, come ricorda il forte grido che San Giovanni Paolo II levò, all’inizio del suo pontificato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo” (22/10/1978).

Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno.
Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».