(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Ancora una riuscita “tappa” per le passeggiate della salute.

Complice il brutto tempo dei giorni passati e le strade sterrate poco praticabili, si è optato, per mercoledì 14 giugno, per un itinerario un po’ più “cittadino”; ecco allora un anello di 4 chilometri e 800 metri che, attraversando la SP 460, si spinge fino al cuore della frazione di Mastri per chiudere il cerchio attraverso i campi coltivati di via della Chiara, bella strada sterrata che costeggia la ferrovia nella zona sud di Feletto.

Lungo l’itinerario, dopo aver superato i capannoni della zona industriale, si incontra sulla sinistra di strada Sant’Eusebio, tra Feletto e Mastri, un campanile e, alla base, le rovine di un’antica chiesa che era sicuramente costituita da un’unica navata rettangolare terminante con un’abside a semicircolo rivolto ad oriente.

E’ la piccola chiesa di Sant’Eusebio con annesso l’ “Armit” o “Aramit” come diciamo noi a Feletto, cappella e romitorio dedicati appunto a Sant’Eusebio, nato in Sardegna , nominato Vescovo di Vercelli nel 345, patrono della regione ecclesiastica piemontese.

Nei ricordi d’infanzia la Chiesetta, immersa in una radura frondosa, riecheggiava di voci ora stentoree di cavalieri erranti, ora sommesse di pellegrini oranti che, incamminandosi in viaggi di fede o di fortuna, trovavano ristoro presso questa dimora.

Lasciando questi pensieri che appartengono alle leggende popolari, in realtà l’Armit svolgeva la funzione di romitorio, dove uomini di fede, rinunciando al mondo, abitavano le costruzioni annesse alle cappelle campestri, in solitudine, lontani dai centri abitati.

La chiesetta felettese dell’Armit ha origini molto antiche: i primi documenti risalgono alla seconda metà del XII secolo, e sicuramente i vari passaggi di proprietà furono molto travagliati, rispecchiando in pieno la prassi dei tempi: scambi, pagamenti, permute, pertinenze e così via.

Ciò che oggi si vede dalla strada, in prima battuta è il campanile “salvato” dall’abbandono e dall’incuria e questo grazie ai Cavalieri di Sant’Eusebio, associazione di volontariato di interesse storico. Racconta il Presidente, per statuto definito Priore, Giuseppe Chiarello: ”Siamo nati nel 2005 con lo scopo di conservare il patrimonio storico locale. Interagendo con il Comune di Feletto, la Diocesi di Ivrea, gli enti regionali preposti ci siamo concentrati subito sui resti della chiesa di Sant’Eusebio e dell’area adiacente ancora oggi chiamata Armit, che era diventata, soprattutto negli anni ’80  e ’90 discarica abusiva. In 18 anni di questo recupero conservativo siamo intervenuti sul Campanile, sul muro adiacente, è già pronta la recinzione per lavorare sulla parte nord; e, a conclusione, vorremmo intervenire nella parte interna creando un percorso pedonale, un vero e proprio giardino storico-sacro.

 

Sicuramente sarà bello potersi sedere in un luogo tranquillo, immaginando, per un po’, altre storie di altra gente, mentre sulla 460 le auto continuano a sfrecciare veloci ma distanti da noi nello spazio e nel tempo.