(Fabrizio Dassano)
Lunedì scorso ho ricevuto un invito a una festicciola di compleanno in una famiglia che conosco da anni. Il mio amico al telefono mi spiega che la festeggiata è la simpatica zia, neo settantacinquenne, tra l’altro poetessa in delicato vernacolo veneto e in italiano, che ama leggere le sue liriche al pubblico familiare e che ha la straordinaria capacità di trasportare l’uditore in nitide storie di un secolo fa attraverso le campagne di Marostica.
Dunque, al telefono il mio amico mi spiega che si vuole dare un tono di allegria alla festa e che per una zia tanto speciale serve un regalo altrettanto speciale. “Va bene”, gli rispondo, mentre già pensavo al libro di poesia metasemantica di Fosco Maraini (l’autore del mitico “Lonfo”).
Non riesco nemmeno a proporglielo che lui mi interrompe: “Guarda che siamo già d’accordo: il regalo lo farai tu”. “In che senso? – chiedo –. Intendi che lo compro io? Va bene”. “No – mi dice l’amico al telefono –, nel senso che il regalo sarai tu!”.
Mentre, un po’ sbigottito, mi domando perché ho di queste amicizie, lui prosegue: “Ascolta, Fabri: tu trovati qui per le 19.45, che a quell’ora la tavolata sarà pronta in tavernetta. Io ti aspetto in strada, così la zia non sospetterà nulla”. Va bene, rispondo impensierito. Poi, dopo aver chiuso la telefonata, rimugino e ripenso a cosa potrà accadermi.
Nel giorno stabilito arrivo comunque puntuale all’appuntamento. Il mio amico e sua nipote mi conducono nel garage. Hanno in mano forbici, una tovaglia di carta, nastro e fiocchi, più un cartello di “Buon Compleanno”. In pratica, essendo io il regalo, mi impacchettano con un rotolo di tovaglia rossa, come fossi un tubo. E sulla testa mi mettono una borsa regalo con un fiocco enorme, non senza aver praticato alcuni buchi per respirare. Poi mi ordinano di stare immobile e in silenzio e spengono la luce.
Dopo un po’ la temperatura interna al pacco inizia repentinamente a salire. Mentre penso a come possa riuscire a 57 anni a cacciarmi sempre in queste situazioni anomale, sento la porta che si apre e un vociare crescente di gente. Ad un certo punto la festeggiata viene esortata a “scartarmi”.
Esco tra i brandelli di carta e il fioccone, tra le risate generali dei parenti quasi tutti ignari dello scherzo. Quanto alla festeggiata, dapprima rimane di stucco, poi si mostra progressivamente e notevolmente divertita e compiaciuta, sino a stamparmi un bacione sulla guancia.
Tra me e me penso che l’uomo-regalo non l’avevo mai fatto. Una bella festa di compleanno per un’amica e la sua straordinaria famiglia!