Una volta, sembrano secoli ma così non è, si usava dire che avevi gli occhi foderati di fette di salame per significarti che non ci vedevi bene, che non ti accorgevi di quello che capitava attorno a te. Oggi si usano espressioni molto più colorite e colorate… tanto per usare un eufemismo.
Per restare ancorati alla tradizione del salame, possiamo tranquillamente dire che oggi gli occhi, i nostri occhi, sono foderati di pelle nera. Che sarà mai? La pelle nera è quella di uomini e donne che per lo più arrivano nel nostro Paese con i barconi o vengono salvati da motovedette o navi.
Perché dovremmo avere gli occhi foderati di pelle nera? Perché non si fa che parlare di questo relativo “non-problema” soprattutto per evitare di parlare dei veri problemi in cui l’Italia è immersa. Accentuato dalle vicende della Sea Watch ormai non c’è altro argomento in bocca a politici e governanti e non c’è altro argomento così imponente alla televisione, radio, giornali e social.
Pare che non abbiamo altri problemi che ci attanagliano, che non abbiamo altre cose di cui dire, che non ci siano altri argomenti più o meno stimolanti in grado di aumentare anche il nostro livello di cultura oltre che di umanità. Ore e ore di trasmissioni, pagine e pagine di inchiostro, commenti e contro commenti, tutto e il contrario di tutto in un vortice inesauribile dove anche il linguaggio assume toni e colori da far accapponare la pelle.
Ma non siamo stufi che ci parlino di fuffa, non siamo stufi di lasciarci foderare gli occhi di pelle nera quando invece imperversano veri venti di crisi, mafie, corruzioni, disastri… e chi più ne ha più ne metta?
Ci rendiamo conto che offuscati da un “non-problema” (visto che gli sbarchi continuavano lì vicino) siamo persino riusciti a non accorgerci che nel basso-nord Italia è stata avviata un’inchiesta su presunti affidi illeciti nella rete dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, a Reggio Emilia? Un’inchiesta tanto inquietante, denominata niente poco di meno che “Angeli e demoni”, che ha portato agli arresti domiciliari e altre misure cautelari un po’ di gente, sospettata di far parte di un’organizzazione criminale, che da una parte aveva lo scopo di togliere bambini a famiglie in difficoltà e affidarli a famiglie di amici o conoscenti e dall’altra di gestire illecitamente fondi pubblici. Indagine delicatissima, che come ogni indagine che si rispetti ha le sue anticipazioni, fughe di notizie e quanto viene detto e scritto a proposito e a sproposito.
È ora di pretendere di cambiare argomenti, stile, linguaggio, priorità. È ora di chiedere a chi di dovere di priorizzare la discussione (e trovare le soluzioni) su quelle tematiche che impattano realmente nella nostra vita personale e comunitaria, sul nostro vivere e su quello della società intera e globale.
E nella priorizzazione ci sarà certo anche il tema dell’immigrazione, ma come uno fra i tanti che debbono essere affrontati e non sfruttati, che debbono essere risolti e non strumentalizzati, che debbono essere discussi e non usati per alimentare inutile odio e pericolose intimidazioni, dimensionati – o ridimensionati – a quella “realtà reale”, fuori dalla solita percezione, da quel che la gente crede che sia, ma che non corrisponde a ciò che ci circonda, proprio perché c’è chi si è divertito a foderarci gli occhi di pelle nera.
E noi ce li siamo lasciati foderare.