Il 7 febbraio si celebra la giornata contro il bullismo ed il cyberbullismo, fenomeno ancora dolorosamente attuale, che coinvolge giovani e meno giovani e che implica traumi ed effetti negativi sulla salute psicologica e fisica a breve e a lungo termine.
Dagli anni ’70, da quando fu coniato il termine “bullying”, si è accesa la luce nei confronti di questo fenomeno capace di trovare sempre nuovi modi per arrecare dolore. Il bullismo è definito attraverso una serie di comportamenti che mirano deliberatamente a fare del male o a danneggiare un’altra persona, che si protraggono nel tempo, verso i quali è difficile difendersi ed in cui prevale, nell’aggressore, il desiderio di intimidire e dominare l’altro. La vittima sperimenta una condizione di profonda sofferenza e svalutazione dell’identità con effetti duraturi nel tempo e che ne condizionano le scelte personali e sociali future.
Intorno al fenomeno del bullismo ci sono dei protagonisti attivi: in primo luogo il bullo vero e proprio, che ha in mente l’azione prepotente ma che talora potrebbe non perpetrarla personalmente; i gregari, che partecipano alle prepotenze secondo le indicazioni del bullo; i sostenitori che incitano. Ci sono poi i protagonisti passivi; la vittima, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire, ma anche ne è involontariamente provocatrice, che stuzzica il bullo; gli eventuali difensori della vittima; e gli spettatori neutrali o astanti, che non prendono posizione di fronte alle violenze.
Spesso pensiamo agli alunni delle nostre scuole come soggetti più vulnerabili o esposti ad episodi di bullismo. In realtà il bullismo si trasforma costantemente e prende di mira soggetti diversi e con diverse dinamiche: studenti contro insegnanti, bulli contro giovani ragazze o donne più fragili nell’aspetto fisico (spesso giovani in carne), che vengono corteggiate, illuse nella trappola del grande amore, per poi essere denigrate e spesso lasciate con il messaggio “sei stata piggata”, magari videoripresa e messa in rete per mostrare a tutti la sua sofferenza.
Attraverso le nuove tecnologie bullismo e cyberbullismo si fondono creando una spirale di sofferenza che né la giurisprudenza né la società civile riescono ancora a contrastare. Serve più impegno, serve più attenzione, da parte di tutti.