Solito grande successo – di critica, ma anche di pubblico – per l’edizione 2018 della festa patronale di San Grato in frazione Argentera, svoltasi con un ricchissimo programma di appuntamenti messi a punto e ottimamente gestiti dagli organizzatori del Nuovo Gruppo Argenterese.
Se a livello religioso la festa ha avuto il suo culmine con la Messa domenicale con tanto di processione in onore del Santo patrono, e con il passaggio di consegne tra i priori uscenti Clarina e Antonio Leone e quelli entranti Paola e Fabrizio Savi, per il resto non ha certo tradito le attese la Fiera zootecnica allestita al solito nei campi antistanti il cimitero della frazione. “In questa zona, quella di Argentera è la fiera più agricola che c’è – commenta soddisfatto il segretario di zona della Coldiretti Daniele Ferrari -. È sempre stato così, perché il periodo è favorevole – i lavori nei campi non sono frenetici e non c’è il caldo asfissiante della Fiera di San Giacomo a fine luglio – e tanti agricoltori veri non perdono l’occasione di essere presenti per incontrarsi e scambiarsi opinioni e informazioni”.
“Certo, eventi come questo hanno un po’ cambiato vestito – conferma il presidente provinciale di Coldiretti Fabrizio Galliati, (al centro nella foto, tra Ferrari e il vicesindaco di Rivarolo Edo Gaetano), anch’egli presente ad Argentera -. Una volta le fiere erano un momento essenziale della vita contadina, consentendo importanti attività di vendita e acquisto che oggi avvengono attraverso altri canali. Tuttavia, giornate come queste sono l’occasione per mostrare come molte aziende contadine stiano cambiando per adeguarsi ai tempi, scoprendo ad esempio una multifunzionalità che alle tradizionali attività di allevamento e coltura dei campi affiancano l’agriturismo, gli agriasili o la vendita diretta a chilometro zero che come Coldiretti stiamo cercando in ogni modo di sostenere con i nostri mercatini di Campagna Amica. Continueremo a promuovere tutto ciò, per incontrare un pubblico che, lentamente ma inesorabilmente, sta cominciando ad avvertire l’’esigenza di riappropriarsi di un contatto con la campagna che era andato perdendosi negli ultimi decenni”.
Maurizio Vicario