(Alessandro Masseroni)
Il Vangelo di questa domenica ci ricolloca nuovamente a Cafarnao. Dall’ambiente della sinagoga siamo ora mossi verso la casa di Simone e Andrea, dove Gesù guarisce la suocera del primo dei due fratelli. Ciò che però sollecita la nostra attenzione è la sezione successiva del racconto in cui si dice che “tutta la città era riunita davanti alla porta” (Mc 1,33).
È un versetto insolito: è difficile anche solo da pensare che una intera città si potesse radunare di fronte ad una sola porta. Ci si domanda allora cosa possa essere questo anelito così profondo che smuove tutte queste persone: il dolore, la solitudine o, forse, la curiosità? Certo è che Gesù non si lascia intimorire: accoglie tutti e per ognuno ha una parola di Salvezza, che parla di una liberazione.
Sì, ma una liberazione da cosa? La risposta ci è offerta direttamente dal successivo versetto in cui ci viene raccontato come Gesù, pur stanco, si svegli presto per andare a pregare il Padre. Ebbene, ciò che compie Gesù con i suoi gesti, ancora una volta, è reindirizzare al Padre. Esattamente come per le folle, Gesù non obbliga a questo rapporto con il Padre ma, semmai, elimina tutti quegli ostacoli che, a volte anche autoimposti, potrebbero impedirci in esso. “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29). Il ristoro per l’anima è così riassunto in quelle stesse parole rivolte a Simone e ad Andrea al momento della loro vocazione “venite e vedrete!”
(Gv 1,39). Non abbiamo altro modo di dirci realmente cristiani, e quindi testimoni – credibili perché credenti – se non in quella dimensione di amore che chiama l’amata a ricercare il suo amato e viceversa. C’è quella che potremmo definire letteralmente una “dinamica dell’amore” che ci mette in moto, e la dimostrazione è lo stesso Simone che si mette sulle sue tracce. L’assenza di Gesù, il suo percepirlo a volte lontano nella tua vita è proprio quel campanello di allarme che ti fa dire: “Chi è realmente Lui per me?”.
“Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino!”, ci ammonisce Isaia al capitolo 55, e questo è il monito che noi siamo più che mai chiamati a gridare. Non è vero che Gesù è assente in certe situazioni! Non è vero che non si cura di noi, neppure in quelle situazioni in cui sembra che la morte domini su tutto! Gesù si nasconde per darci la possibilità di seguirlo spontaneamente, anche proprio in quel luogo in cui nessuno vorrebbe andare, in cui anche “lo stolto pensa: non c’è Dio” (Sal 14,1), proprio lì, sul luogo infame della croce.
Dio non ci obbliga a seguirlo per questo, perché sa che è una “strada in salita” e lui lo ha provato sulla sua pelle, ma questa strada, questa via, è anche verità e vita per l’unione a colui che tutto ha fatto, tutto sorregge e tutto vivifica.
Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.