Dal 2018 la Regione Piemonte si sta impegnando per definire linee guida e progetti in aiuto agli “Hikikomori”: parliamo di quei ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 30 anni circa, che vivono una condizione di sempre maggiore isolamento sociale volontario.
In Italia si dice che siano circa 100mila i giovani e giovanissimi che soffrono di questa sindrome: isolati dal mondo, chiusi in camera, spesso al buio, e con il cellulare come unico contatto con il mondo esterno. Per la maggior parte sono maschi che cominciano a provare un forte malessere a contatto con gli altri e che lentamente iniziano ad allontanarsi da tutti i contesti sociali abituali, la scuola, ma anche lo sport, il lavoro, il divertimento.
I loro contatti si fanno infrequenti non solo con gli amici ma con gli stessi familiari: mangiano da soli, invertono il ritmo sonno-veglia e prendono ad usare la notte per fare la maggior parte delle attività che ritengono piacevoli (videogames, serie tv), mantenendo relazioni esterne esclusivamente attraverso chat o giochi on line. Nei casi più gravi l’isolamento diventa totale, con il pronunciato rischio collaterale di sviluppare pensieri di natura depressiva o paranoide.
Il fenomeno degli Hikikomori, conosciuto in Giappone fin dagli anni ‘80, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. Nel 2017 è stata fondata l’Associazione Hikikomori Italia Genitori per favorire non solo la conoscenza del fenomeno, ma soprattutto per sperimentare protocolli d’intesa e proposte operative per far uscire i giovani da queste forme estreme di isolamento e malessere sociale. Dal 2018 in molte regioni italiane (Piemonte compreso) si stanno sperimentando questi protocolli e buone prassi che indichino qualche strada per contrastare il fenomeno.
La Regione Piemonte, l’Ufficio Scolastico Regionale e l’associazione Hikikomori Italia Genitori, hanno stilato un protocollo d’intesa utile ad individuare non soltanto i fattori di rischio, ma anche i segnali premonitori dell’isolamento, provando a elencare gli errori da evitare in ambito familiare e scolastico e a indicare come sostenere e attivare strategie per scongiurare l’abbandono degli studi (ad esempio derogando al numero di assenze massimo previste dalla normativa scolastica) e promuovere l’inclusione.
È stata anche adottata una scheda integrativa utile all’inserimento lavorativo di chi vive una condizione di ritiro sociale volontario e la Regione Piemonte ha messo a punto una serie di servizi specifici per l’inserimento lavorativo.
Esistono sempre pro e contro nell’attivazione di percorsi di inclusione e questa consapevolezza deve portare all’individuazione di percorsi scolastici e lavorativi personalizzati, sostenibili, ma anche monitorati per poter aggiustare il tiro sugli elementi che rischiano di incrinare un delicatissimo equilibrio.
Tenendo in considerazione che la condizione di ritiro sociale volontario vede un processo che si alterna su fasi e su tappe e che fino a quando non arriva ad una condizione di chiusura totale lascia ampi margini di ripresa e di recupero di una vita sostenibile, la prevenzione e il riconoscimento immediato del rischio possono e devono essere contrastate con una rete sensibile, empatica e capace di accogliere nei tempi e nei modi chi sente di non riuscire a mantenere gli standard degli altri.
I protocolli di intesa responsabilizzano le istituzioni, i professionisti e le famiglie, affinché si possano stabilire alleanze psico-socio-educative utili a sostenere ogni condizione di Hikikomori.