Davvero impossibile aggiungere o togliere anche una sola sillaba alle parole con le quali il Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, rassegna oggi al popolo di Dio la memoria del Servo di Dio Gino Pistoni, ricordato domenica scorsa in Cattedrale, nella Solennità di Cristo Re.
Concludono il video che offriamo ai nostri Lettori, aprendoci la porta alla preghiera, alla meditazione, alla contemplazione della Grazia.
Alludono ai cinque “pilastri” sui quali il giovane che amò il proprio nemico fino al sacrificio della vita edificò il monumento di una Fede vissuta con esigente, quanto eroica, semplicità:
“preghiera, lettura spirituale, Eucarestia, devozione alla Madonna, amore per la Chiesa”.
Pilastri che sono lì anche per noi, ad illustrare un paradosso solo apparente: si tratta di una via alla santità che è offerta a tutti, possibile per tutti, se si sceglie di assecondare la naturale vocazione ad una via mariana alla santità, feriale, quotidiana, umile.
Possibile anche quando ci pare difficile o difficilissimo, come l’obbedienza al comandamento di Gesù (Vangelo di San Luca, 6, 27-38):
”A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male (…)”.
Non sapremo mai se Gino Pistoni, quando non seppe resistere all’impulso di soccorrere un altro ragazzo come lui, un ragazzo che gli avevano insegnato essere “tecnicamente”, un nemico, si fosse, in quel momento, ricordato né di queste parole del Salvatore, né di quelle del Salmo 8:
”(…) Eppure l’hai fatto poco meno di un angelo”.
Poco meno di un angelo, anche se ti dicono che sia un nemico. Anche se forse lui ti avrebbe ucciso.
Certo, per Gino Pistoni, queste parole e la “Parola” erano entrate nella sua vita, ne facevano parte costitutiva.
Sappiamo, però, con quali parole si congedò dal Mondo, dopo avere offerto la propria vita in olocausto “usque ad effusionem sanguinis”, anche nel significato letterale di questa locuzione:
“Offro la mia vita per l’Azione Cattolica e per l’Italia, W Cristo Re”.
Da quel 25 luglio 1944 queste parole sono lì, scritte con il sangue, a ricordare che la nostra vita, così come umile, è fatta per qualcosa di grande e non può essere buttata nelle cose banali: eppure l’hai fatto poco meno di un angelo, di gloria e d’onore l’hai coronato.