(Mario Berardi)
Mentre s’avvicina il “semestre bianco” (gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica Italiana, durante il quale egli non può sciogliere le Camere), è partita la corsa per il Quirinale: Salvini ha candidato Mario Draghi, i Renziani pensano al centrista Pier Ferdinando Casini, i giallo-rossi e una parte di Forza Italia opterebbero per la proroga di un anno di Sergio Mattarella, sino alle politiche del 2023. In realtà anche il Colle è divenuto elemento di scontro tra Salvini e Letta, i due “alleati-nemici” del Governo Draghi, entrambi preoccupati da sondaggi non favorevoli.
La Lega non è premiata dalla scelta di farsi “partito di lotta e di governo”: è scesa al 21%, con alle spalle (19,5) la Meloni, candidatasi alla premiership con una tattica spregiudicata di opposizione politica e di “mano tesa” sull’utilizzo dei miliardi del Recovery-plan. Salvini vorrebbe Draghi al Quirinale per andare alle elezioni nella prossima primavera; ma intanto pone al Governo ostacoli preoccupanti sulle riforme, soprattutto sulla giustizia e sul fisco, nonostante i richiami di Bruxelles e i tempi stretti per il passaggio alle Camere.
Sull’altro fronte il Pd di Letta è fermo al 19%, scavalcato dalla Meloni e con un difficile rapporto con il M5S, a sua volta dilaniato nello scontro tra Conte e Casaleggio. Nelle maggiori città l’alleanza continua a non reggere, anzi: a Roma, Torino, Milano, Dem e Grillini sono fieri avversari. Il neo-segretario punterebbe all’estromissione della Lega dal Governo e alla formazione di una maggioranza “Ursula”, come avvenne a Bruxelles con il concorso dei giallo-rossi e di Forza Italia; ma i berlusconiani non intendono mettere in crisi la coalizione, né il premier accetterebbe soluzioni provvisorie, alla Conte-due.
Peraltro il Pd continua ad avere una linea altalenante su molti temi: in politica estera ha sorpreso l’allineamento di Letta sulle posizioni di Israele, in politica economica il baricentro oscilla in continuazione tra la Confindustria e i sindacati; sul ddl Zan sull’omotransfobia è stata respinta la richiesta di mediazione avanzata dal cardinal Bassetti, nonostante il sì di numerosi senatori. Spaccatura interna anche sulla legge elettorale, tra maggioritario e proporzionale, tra chi guarda a Conte e chi è scettico sulla tenuta del M5S.
Nonostante tutto, Lega e Pd sono costretti a coabitare, anche perché il Governo sta raggiungendo risultati positivi con le vaccinazioni e con le riaperture, collegate a un miglior andamento della curva dei contagi Covid-19. Lo stesso premier, consapevole delle difficoltà politiche, intende avviare prima la riforma della pubblica amministrazione e la riconversione ecologica, lasciando verso la fine dell’anno il tema, caldissimo, della giustizia, su cui le linee di Salvini e dell’ex ministro Bonafede (sostenuto da Conte) sono al momento inconciliabili, nonostante l’impegnativo lavoro di ricucitura della nuova ministra Marta Cartabia.
Il clima del prossimo “semestre bianco” si preannuncia caldo anche per i conflitti che agitano i rapporti tra politica e servizi segreti. Il ministro Giorgetti teme una “guerra di dossier”, mentre il premier ha cambiato il capo degli 007, nominando alla guida, per la prima volta, una donna (l’ambasciatrice Belloni); contestualmente ha vietato incontri non autorizzati tra esponenti dei Servizi e politici, in seguito alle polemiche sui colloqui tra il dirigente degli 007, Mancini, e alcuni leader: Renzi, Salvini, Di Maio…
A questa confusione contribuisce anche il continuo scontro interno tra le correnti dei giudici, anche in tv, con un indebolimento della fiducia della pubblica opinione nell’imparzialità del Terzo potere. Su questo il lavoro della ministra Cartabia appare sempre più decisivo e meriterebbe dalla classe politica una valutazione obiettiva, senza interessi di parte o secondi fini.
Parlando a Brescia il presidente Mattarella ha fatto un nuovo, accorato appello all’unità del Paese, per non mettere in pericolo la ripresa, finalmente avviata dopo lunghi mesi di dolore e crisi; anche per i delicati rapporti con Bruxelles sarebbe auspicabile una navigazione meno sofferta del Governo Draghi; gli stessi partiti della coalizione quali interessi possono avere ad apparire come “frenatori”, lasciando tutte le responsabilità al Colle e a Palazzo Chigi?