(Filippo Ciantia)
Lucia era la più bella ragazza del quartiere. Dopo tanti anni, Luciano è ancora stupito che avesse scelto proprio lui, tra i tanti pretendenti. La bellezza e l’arte erano per loro comune passione: soprattutto amavano Michelangelo. Ammiravano nel grande genio la potenza della sua arte, il tormento interiore, la profondità intellettuale, l’anticonformismo spregiudicato che pur conquistava cardinali e papi.
Si sposarono a Chiaravalle nel 1973, e l’opera omnia di Michelangelo fu il regalo più bello. Il primo dei 4 figli che poi ebbero fu chiamato, quindi, con il nome del Buonarroti.
Luciano ha dedicato tutta la sua professione medica ai malati di tubercolosi, contribuendo nella sua maturità alla modernizzazione della diagnostica per immagini di una malattia molto grave e diffusissima nel nostro Paese fino a pochi decenni fa.
Furono, anche per questo, coinvolti sin dall’inizio nella “costruzione” del Banco Farmaceutico. Lucia ne fu promotrice instancabile e in prima linea. Infatti, era sempre avanti nelle cose, di qualunque natura fossero. Così ha pensato di andare in cielo, non senza sofferenze offerte con fede, nel 2014.
Nel 2018, attraverso l’amico sacerdote don Edo, Luciano viene a conoscere l’opera di Bernardino Luini “l’Incoronazione di spine”, che si trova nel Museo dell’Ambrosiana a Milano. L’opera fu commissionata dalla confraternita della Sacra Corona di Gesù, che alla fine del XV secolo si dedicava alla contemplazione di Cristo e alla cura dei poveri, in particolare garantendo gratuitamente le medicine. Un Banco Farmaceutico ante litteram!
Questa scoperta suscitò in Luciano la volontà di far conoscere a tutti quella straordinaria fioritura di luoghi di cura e accoglienza che ebbe luogo in tutta Europa tra Medioevo e Rinascimento. Nasce così il libro che è stato pubblicato in questi giorni “All’origine della cura”. Luciano, dedicandolo a Lucia, ha voluto ricordare al Banco, nel suo ventennale, le radici e le ragioni del prendersi cura, che hanno guidato i nostri antenati a costruire una rete di strutture assistenziali senza precedenti nella storia della umanità.
Una ”trama di carità” attraversava tutta l’Europa: un sentire comune, un guardare al malato come tempio della Trinità.
Anche oggi i malati chiedono la stessa devozione e passione per il pauper Christi.