Per lavoro, mi ritrovo ad avere a che fare con i bambini: a 62 anni quasi suonati, una quarantina dei quali trascorsi con gli adolescenti delle Scuole superiori. Quest’ultima credo sia una causa del mancato sviluppo di una mia piena maturità, unitamente al fatto di essere stato scartato alla visita militare. In ogni caso, poiché lo Stato mi chiede di lavorare ancora, ho la possibilità di continuare ad osservarli, questi bimbetti. A settembre confesso che mi sembravano entità differenti: mi ricordavano quei bambini inquietanti di una pellicola che fu famosa, “Il villaggio dei dannati” del regista Wolf Rilla, adattamento del romanzo di fantascienza del 1957 “I figli dell’invasione” di John Wyndham (pellicole e libri che nessuno oggi guarderebbe più, a meno che voglia trarne ispirazione per testimoniare l’esistenza degli alieni tra di noi, insieme alle teorie complottistiche e terrapiattiste: senza capire che si trattava di un romanzo di un mancato avvocato inglese che ebbe successo con la fantascienza catastrofista britannica, come postumo collettivo della prospettata invasione nazista dell’isola).

Ma torniamo ai nostri bambini: dopo un paio di mesi ho compreso che non erano loro gli alieni, ma forse io. Loro sono incredibilmente attivi ma ordinati, sanno stare al loro posto perché forse hanno delle aspettative dai “grandi” che vivono nelle loro istituzioni scolastiche. Fanno anche casino, corrono, sono vivi. Appare evidente il grande lavoro dei loro insegnanti, che ammiro per il loro impegno che senza retorica definirei “missionario”.

I bambini (che sono il futuro di noi adulti) credo siano migliori di noi. Forse perché sono bambini? Io ho dei bei ricordi da bambino, della scuola e delle maestre, ma soprattutto del “centro di lettura” che c’era nel seminterrato della mia scuola, la prima biblioteca che vidi in vita mia. Oggi ci sono anche tanti maestri e tanti computer. Nella mia scuola vidi per la prima volta il teatro delle marionette, quelle a filo, non i burattini. Credo che oggi si possano e si debbano dare grandi possibilità ai bambini, donne e uomini di domani. Soprattutto, credo che tanti adulti “importanti” dovrebbero vivere qualche giorno in mezzo a loro, per non perdere il senso storico della propria vita reale. Credo che anche i politici dovrebbero stare lì ad osservare quella vita comunitaria. Non sto qui a dire cose da pedagoghi, o da profeti sociali, per carità! Sono mere impressioni della fine di novembre. Dico solo che sarebbe auspicabile fornire ai bambini oltre alle competenze dei precetti ministeriali, dei ricordi.