Nello scorso numero abbiamo affrontato il tema degli interventi sulla salute mentale e anche questa settimana ci sembra importante rimanere sul tema della salute.

Il 14 ottobre scorso, è stato presentato il rapporto del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) che osserva i livelli e la qualità dei servizi erogati dalle Pubbliche Amministrazioni alle imprese e ai cittadini. Tra le tante cose scritte, risulta dai dati che nel nostro Paese l’impegno economico per la salute – sebbene in risalita – continua ad essere tra i più bassi d’Europa, ciò che comporta un aumento della spesa privata dei cittadini costretti a rivolgersi ai servizi privati, non foss’altro che per la lunghezza delle liste di attesa. Con la conseguenza che il 7,5% della popolazione italiana ha rinunciato alle cure necessarie per problemi economici ed organizzativi e cresce l’impoverimento delle famiglie da cause legate alla salute.

Nel settore della Sanità c’è poi il sempre più gravoso problema della carenza di personale che si declina con una crisi di anzianità, soprattutto nel settore della medicina emergenza-urgenza. Tra i giovani medici mancano richieste di adesioni per la specializzazione in medicina d’urgenza, a tutto discapito dei servizi di pronto soccorso, che sono penalizzati anche dalla carenza di personale infermieristico e della fuga dai servizi pubblici di molti operatori che spesso preferiscono lavorare all’estero.

L’analisi del CNEL consente di capire anche ciò che sta accadendo circa le aggressioni al personale sanitario; ormai si registrano troppi eventi di aggressioni verbali e fisiche in cui i medici ed il personale ospedaliero hanno dovuto persino barricarsi dentro gli ambulatori.

La mancanza di tempo costringe medici e personale sanitario a dedicarsi sempre meno all’ascolto del paziente o al dialogo con la famiglia, soprattutto in condizioni di pronto soccorso o in merito ad interventi chirurgici. Questo pone pazienti e familiari in uno stato di stress che, nel caso in cui il decorso non abbia dato i risultati sperati, arrivano ad usare risposte e modi violenti. Nessuna giustificazione a tutto ciò, sia chiaro! Ma per poter comprendere cosa e perché certi eventi accadono, dobbiamo almeno elencare i fattori che li scatenano.

Pare certa la necessità della riorganizzazione di alcuni servizi, l’aumento del personale che possa svolgere anche ruoli intermedi, il riequilibrio del divario economico e quello dei servizi erogati. Rafforzare i servizi di comunità può essere una tra le soluzioni.