Con il consenso dell’autore, Andrea Tiloca, pubblichiamo una pagina del suo ultimo libro “Ad un passo dal cielo – Il campanile di Vico Canavese compie 350 anni”, una raccolta paziente di dati e documenti e allo stesso tempo una rassegna del folklore locale. Non solo il campanile, la chiesa, le confraternite ma tutta Vico sta a cuore all’autore. Le righe che seguono si trovano nel capitolo centrale del libro, contenente i dati storici d’archivio, corredati di osservazioni a margine. Il libro si trova in tutte le edicole della Valchiusella o all’editore Bolognino di Ivrea.
c.m.z.
Purtroppo nell’archivio parrocchiale mancano notizie certe e ben dettagliate sulla cosiddetta “fabbrica del campanile”. Si è però a conoscenza che anticamente esistesse un arco sul frontespizio della chiesa con una sola campana che si poteva suonare dall’interno della chiesa. In pratica un classico campanile cosiddetto a vela.
Questa costruzione sarebbe stato il primo campanile di Vico. Anche a Meugliano vi fu una costruzione simile, demolita nel 1818 quando si iniziò la costruzione della nuova chiesa. L’attuale campanile è del 1831. Si conosce con esattezza solo la data di sopraelevazione del campanile vichese, incisa sulla torre stessa: 1673. Sfortunatamente non si ha traccia di eventuali appunti redatti dal pievano dell’epoca don Bartolomeo Gallo da Drusacco che resse la parrocchia dal 1651 al 1694. Si è in possesso però di un atto redatto nel 1673 il quale recita come segue:
1673 li 6 genaro sopra il cimiterio della parrochiale di Vico
Le comunità di Vico Maugliano e Novareglia mediante le persone per Vico delli comendabili Bartholomeo Saudino Scaletta et Antonio Lee sindeci mastro Giacomo Bellardo Pietro Fontana Ros con altri diversi huomini [notaro il signor (?)] Presbitero secretaro Nicolao Gattino et Giovanni Battista Allasetta sindici di Maugliano signor Zinerino secretario mastro Martino Gattino, mastro Antonio Zinerino con altri huomini Nicolao Martinallo sindico di Novareglia con me nottario et altri huomini su la proposizione quivi fatta della necessità di condur sabbia per la fabrica del campanile per minor dispendio et incommodo ordinano condursi per caduna persona tre quarteroni misura ordinaria di Ivrea da Chiusella sopra il predetto cimiterio fra [Pascha] prossima da [… al signor pieviano (?)] conferendo autorità a Franceschino Bertarione moderno priore di compellir cadun cappo di casa e padroni a tale condotta per tutta sua fameglia et in deffetto far pagar a mancanti soldi quatro per cadun quarterone et [menor] persone che mediante tal paghe supplischino a tal condotta. Et detto signor […] […presenti li signori] Bartolomeo Vola et Giovanni Giacomo Biava et
Da questo atto si evince quindi che i sindaci dei tre Comuni componenti la parrocchia di Vico, ossia Vico stesso, Meugliano e Novareglia, formarono un comitato e ordinarono a ciascun capo famiglia di portare una determinata quantità di sabbia dal torrente Chiusella, oppure di pagare una cifra per la fabbrica del campanile.
Tale disposizione si fece alla presenza di un notaio. La giusta questione sollevata da più parti sul fatto che non si comprende come nel 1673, ossia in pieno barocco, si sia deciso di costruire una torre in stile romanico, potrebbe trovare risposta nell’ipotesi, non così dubbia, che già in precedenza vi fosse una torre più bassa, la quale arrivava solo all’altezza del tetto della chiesa. In questo caso non solo l’anno 1679, riportato sotto le bifore, segnerebbe la data di sopraelevazione, ma anche l’anno 1673, ugualmente segnato sulla torre, rimarcherebbe tale lavoro. Ossia, è verosimile che in precedenza vi fosse già una torre romanica bassa e che per tale motivo, soprelevandola, si sia mantenuto lo stesso stile. Si noterà infatti come la parte inferiore della torre abbia una tecnica e un aspetto molto più grezzi rispetto alla parte superiore, ossia quella soprelevata. Infine il 1679 segnerebbe, con tutta probabilità, l’anno di ultimazione di tutti i lavori.
C’è uno scritto che avalla l’esistenza di un precedente campanile ed è la relazione del pievano Pavetti del 1766, nella quale viene citato il libro del maneggio parrocchiale dell’anno 1672, dove sta scritto che i priori di quell’anno avevano provveduto alla fattura delle corde delle campane.
Vi è anche da dire, riguardo alla parte architettonica, che lo stile della pianta della chiesa è romanico pure quello e che tale tendenza venne usata anche in alcune architetture civili in epoche in cui erano ormai in voga altri stili.
Per terminare si noterà che in Valchiusella il barocco ha influenzato molto i rimaneggiamenti degli edifici religiosi, ma vi è un unico edificio in cui tale stile è da considerarsi ‘puro’, ovvero la chiesa di Drusacco.
Assodato questo, è anche vero che molte torri campanarie valchiusellesi si rifanno decisamente al movimento estetico, ideologico e culturale sorto in Italia tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, ossia, appunto, al barocco.
Non è datata con precisione la rimostranza fatta dagli abitanti di Drusacco i quali non sentivano bene il suono delle campane di Vico che chiamavano alle celebrazioni, ma sicuramente non è riconducibile alle date in questione, poiché la comunità drusaccese vide l’erezione della propria parrocchia nell’anno 1600 e non avrebbe avuto ragione di perpetrare tale lagnanza più di settant’anni dopo che non partecipava più alla vita religiosa vichese. Però la lagnanza può essere anteriore al 1600 e aver ugualmente influenzato, nel tempo, la volontà di soprelevare una torre bassa.
Allo stato attuale (2024) e con la odierna conformazione dell’abitato, vi è un particolare effetto di eco per chi ascolta le campane a distesa dalla zona Chiosetto-Nouei-Viale, che rende il suono non perfettamente omogeneo.
Tanti sono gli elementi da considerare per valutare il propagarsi di un suono e il subentrare di nuove costruzioni è uno di questi.