(Filippo Ciantia)
Nel 2019 la popolazione nigeriana ha superato i 200 milioni di unità. Molti sono oggi i migranti nigeriani nel nostro paese, ma nella seconda metà degli anni 80 la migrazione coinvolgeva professionisti, soprattutto medici verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
La giovane Noris, invece, dalla Nigeria venne in Italia alla fine degli anni 80, grazie alla famiglia benestante, per studiare Biologia all’università di Firenze. In quegli anni le fu facile venire con il marito, musicista, cantante e ballerino, che trovò lavoro nel settore pubblicitario, raggiungendo una certa notorietà per lo spot di un caffè.
Poi, improvvisamente, apparvero i segni della malattia che aveva colpito tantissime persone del loro villaggio.
Il tumore maligno del fegato aveva falcidiato molte persone, probabilmente per la presenza di aflatossine negli alimenti, malamente conservati: il cancro dei poveri. La morte del capofamiglia fu catastrofica: Noris rimaneva con il figlio Ugo, nato in Italia, e incinta. Da una vita senza gravi preoccupazioni si trovò sulla strada, impossibilitata a continuare gli studi e a mantenersi.
Grazie ai servizi sociali furono affidati alla famiglia di Enza e Sergio, che erano alle prime mosse come accoglienza familiare. A Noris e Ugo si unì, dopo pochi mesi il neonato Michael.
Dopo alcuni anni “in famiglia”, divennero capaci di proseguire, da soli, con il lavoro e gli studi. Michael, apparentemente disinteressato, aveva colpito Enza, che lo aveva scoperto ricco di talento artistico, probabilmente ereditato dal papà. Enza, con indubbio intuito, aveva insistito per fargli studiare piano e chitarra: Michael spesso allietava le serate della “grande famiglia”.
Dopo di loro da Enza e Sergio ne erano arrivati, e andati, altri e altri ancora.
La giornata di Santo Stefano, ogni anno, è dedicata alla “riunione” di famiglia, che è diventata molto grande.
Dopo vari anni di assenza, c’era anche Michael, che ora vive a Londra. “Mi sono laureato in composizione musicale e, oltre a creare miei testi originali, lavoro per varie orchestre e giro il mondo. Poco prima di venire in Italia da mamma, mi sono esibito alla Royal Albert Hall di Londra”.
“Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” .