PAVONE – “Storico castello ai piedi delle Alpi”. Il castello di Pavone Canavese è in vendita sul sito web dell’agenzia immobiliare Sotheby’s International Realty. L’edificio di 4500 metri quadri è dotato di 28 camere con bagno e un centro congressi.
Il suo primo nucleo fu costruito nel IX Secolo, a difesa del borgo contro le scorrerie degli Ungari e dei Saraceni, e fu dotato di una cinta muraria alta più di quattro metri; all’interno vi erano alcuni edifici ad uso deposito agricolo. Il 9 luglio dell’anno 1000 l’imperatore Ottone III di Sassonia concesse al vescovo d’Ivrea la giurisdizione sul territorio e, da quel momento ed in diverse fasi, venne costruito il castello. La chiesa romanica di San Pietro fu costruita nel X-XI secolo; l’imponente dongione fu eretto nell’XI secolo e, al suo fianco, fu in seguito costruito un edificio a due piani a destinazione abitativa.
Nel XIV secolo furono eretti il fabbricato dell’ala nord, il rivellino di ingresso e le torri rotonde, inglobate nella cinta esterna; altri corpi di fabbrica furono aggiunti fino al XVI secolo. Dopo un periodo di abbandono, nel 1870 il castello fu espropriato dallo Stato italiano. Le fortune del castello si riaffermarono a partire dal 1885 quando fu acquistato, alla cifra di settemila lire, dai coniugi D’Andrade.
Alfredo D’Andrade nacque a Lisbona il 26 agosto 1839; a soli quindici anni di età fu inviato a Genova per svolgere un apprendistato commerciale presso la ditta dei Fratelli Baratta, corrispondenti commerciali dell’azienda di famiglia. Ma gli interessi di Alfredo erano orientati verso le arti figurative così, nel 1857, frequentò il laboratorio di pittura di Tammar Luxoro, e il corso di architettura all’Accademia Ligustica di belle arti, sotto la guida di Giovanni Battista Resasco.
Nel 1860 si trasferì a Ginevra per frequentare lo studio di Alexandre Calame e lì conobbe gli artisti che frequentavano il Café du Bourg: Ernesto Bertea, Vittorio Avondo e Antonio Fontanesi che ebbe su di lui notevole influenza. Rientrato a Genova nel 1861, frequentò i corsi di architettura e prospettiva all’Accademia Ligustica e diede avvio alla sua produzione pittorica. Nello stesso anno conobbe il pittore torinese Carlo Pittara che soggiornava a Nervi e ne nacque una profonda amicizia.
Nel 1863 iniziò a frequentare la Scuola grigia, un gruppo dei pittori costituitasi a Carcare, vicino a Savona, intorno alla figura di Ernesto Rayper, che dipingevano dal vero paesaggi naturali, sulle orme del realismo francese ed in contrasto con l’accademismo tradizionale. Nel 1864, dopo aver conosciuto Federigo Pastoris, raggiunse a Rivara l’amico Carlo Pittara e fu qui che venne costituito il gruppo di pittori della Scuola di Rivara di cui fecero parte, oltre a Pittara, D’Andrade, Pastoris e Rayper, Vittorio Avondo, Ernesto Bertea, Adolfo Dalbesio, Serafin de Aven-daño, Alberto Issel, Giu-seppe Monticelli, Antenore Soldi, Casimiro Teja e Giulio Viotti.
Nel 1865, ottenuta l’eredità del nonno e con il permesso paterno, si trasferì definitivamente in Italia; dopo un’intensa attività pittorica e dopo innumerevoli viaggi sul territorio nazionale, iniziò a dedicarsi allo studio degli edifici storici, in particolare quelli del periodo medioevale. D’Andrade avviò una dettagliata ricognizione del patrimonio monumentale piemontese e valdostano e intervenne nel restauro di diversi edifici, anche grazie ai numerosi incarichi che gli furono attribuiti, tra cui la direzione della Sovrintendenza delle Belle Arti della Liguria e del Piemonte.
Tra questi, il castello di Issogne, acquisito dall’Avondo nel 1872; Federigo Pastoris contribuì al restauro degli affreschi e trasse spunto per alcune sue opere pittoriche, tra cui “I signori di Challant” che ispirò l’omonima poesia di Giovanni Camerana e l’opera teatrale “Una partita a scacchi” di Giuseppe Gia-cosa che gliela dedicò: “Al Conte Federigo Pastoris pittore. Nessuno meglio di te, e pochi altri al pari di te, intendono ed amano la poesia grave delle cose passate. Il tuo quadro I signori di Challant fa riscontro alla mia Partita a scacchi”.
A partire dal 1872, D’Andrade collaborò con Pittara per i lavori di restauro del castello di Rivara, maniero che l’anno precedente fu acquisito dal Cavalier Carlo Ogliani. Tra le altre committenze sui territori piemontese e valdostano, appare opportuno ricordare i restauri del castello di Fénis, della Sacra di San Michele, del castello di Verrès, la rivalutazione dei resti del Teatro Romano di Torino, la ristrutturazione della Porta Palatina, la sorveglianza sui lavori a Palazzo Madama, l’acquisizione del palazzo del Senato di Pinerolo.
Il massimo della sua fama la acquisì quando, nel 1882, fu chiamato a far parte del Comitato organizzatore della Prima Esposizione nazionale italiana che si sarebbe tenuta a Torino nel 1884. La sua idea di “creare un saggio intorno alla vita civile e militare del Piemonte del secolo XV” fu accolta entusiasticamente e portò alla realizzazione della Rocca e del Borgo medioevale, dove egli ricreò un nucleo urbano del tempo partendo dalle esperienze architettoniche che erano state oggetto dei suoi studi.
Acquisito il castello di Pavone Canavese, nel 1888 i coniugi D’Andrade ne iniziarono il restauro che sarà portato a termine dal figlio Ruy dopo la loro morte. L’artista studiò le origini dell’edificio e ne avviò la ricostruzione seguendo le forme e i particolari degli edifici medioevali del territorio piemontese e valdostano.
Le mura di cinta furono assorbite nel corpo centrale; nel 1897 venne completato l’innalzamento del dongione, mentre nel 1912 iniziò la costruzione del Salone di Re Arduino, dove venne posto il soffitto a cassettoni proveniente dal castello di Strambino, in completo stato di abbandono. Nel 1913 la moglie Costanza morì tra le mura del castello; Alfredo D’Andrade morì a Genova il 30 novembre 1915.
I resti mortali dei coniugi, inizialmente tumulati nel cimitero di Pavone Canavese, furono in seguito traslati nella chiesa di S. Pietro. Nel 1981 il castello è stato dichiarato monumento nazionale.