Il 15 agosto del 1984 Pino Dellasega era a Varsavia, tra il popolo di Solidarnosc che manifestava per la libertà e la giustizia, con Lech Walesa e Jerzy Popiełuszko, simboli della liberazione della Polonia dalla dittatura comunista; allora acquistò una statuetta del Cristo pensieroso, tipica della tradizione polacca.

Trent’anni dopo, mentre camminava lungo la Val Venegia, ammirando la maestosa bellezza delle Pale di San Martino, fu colpito nell’incontrare un mussulmano che pregava. In quella estate nacque il progetto di portare una statua del Cristo pensante sulla cima del monte Castellazzo. La statua, scolpita con il marmo di Predazzo da Paolo Lauton, del peso di oltre 20 quintali e alta 1,80 metri, e una croce di ferro realizzata da Pierpaolo Dellantonio, grazie al supporto dell’esercito italiano, furono trasportate e posate sulla cima da un CH-47 Chinook, l’elicottero a due rotori, reso noto per il suo utilizzo durante la guerra del Vietnam.

Il Castellazzo mostra ancor oggi evidenti i segni della guerra di alta montagna che caratterizzò durante il primo conflitto mondiale il fronte orientale tra Regno d’Italia e l’Impero Austro-ungarico. Salendo verso la cima si scorgono i resti dei baraccamenti e i rifugi costruiti nella roccia per proteggersi dai cannoneggiamenti.

Dove infuriò la guerra, sulla montagna che fu fortezza militare, tra meravigliosi panorami, dopo un impegnativo cammino, troviamo il Cristo che, pensoso, contempla i monti e i ghiacciai, i prati e i cieli voluti dal Padre. Guarda tristemente anche le vestigia della follia della guerra. Sulla testa la corona realizzata con il filo spinato delle antiche fortificazioni. Ai suoi piedi un pensiero di Madre Teresa di Calcutta: “Trova il tempo di pensare/ Trova il tempo di pregare/ Trova il tempo di sorridere”.

Gesù sceso dalla croce, seduto sulla roccia, invita alla preghiera e a riflettere sul drammatico paragone tra la bellezza del creato e la follia della guerra, che mostra ancora oggi le sue cicatrici sulle nostre montagne. “[…] il mondo soffre per mancanza di pensiero. […] se lo sviluppo è il nuovo nome della pace, chi non vorrebbe cooperarvi con tutte le sue forze?” (Paolo VI, Populorum Progressio)