Come preannunciato nella puntata precedente, i ritmi circadiani del gallo “Giacu” (Giacomo in italiano) sono stati turbati dal cambio dell’ora, ma forse la sorte peggiore è toccata a me: dovendo aprire il pollaio un’ora dopo – e dovendo di conseguenza lui e le sue galline uscire un’ora dopo, già con una bella luce mattutina – il pennuto ha iniziato ad inveirmi contro. Poiché ogni mattina si avventano sul mangime come se non ci fosse un domani, non va loro assolutamente a genio dover procrastinare la prima colazione di un’ora: oltre ad alterare i loro bioritmi, la loro foga inconsulta mette a repentaglio la mia incolumità fisica!
Dopo la storia della lettera e la convinzione che l’ex vicino di casa di città mi stia spiando, continuo a tenere oscurati tutti i vetri delle finestre. Nel solaio ho trovato del vecchio telo mimetico e ho provveduto a fare dei tendoni cucendoli con una vecchia macchina “Singer” del 1934, perfettamente funzionante.
Inoltre ho messo nei punti strategici della casa delle lampadine portatili per non accendere le luci e tradire la mia presenza. Opportune feritoie nei teli mi permettono di osservare con un vecchio binocolo graduato, cimelio dell’artiglieria francese, le pertinenze della mia abitazione. Sono anche riuscito, grazie ai vecchi specchi convessi sistemati chissà quando sulla strada, proprio davanti al cancello, ad avere l’intero campo visivo per un centinaio di metri sulla strada e controllare l’eventuale presenza dell’ex vicino sul lato nord della casa. Per il cortile e il pollaio (lato sud) non ci sono grossi problemi perché la vista è piena, garantita dalle finestre del primo piano.
L’unico angolo morto (come quello dei grossi camion) è parzialmente coperto dallo sportello basculante della Penny-cane che insiste sul passo carraio d’ingresso, protetto dal cancello metallico. È comunque il punto debole del sistema difensivo, perché è notorio che la Penny-cane sia ormai un cane da divano più che da guardia. Ma resto comunque speranzoso perché spesso è nella sala-biblioteca, acciambellata sulla vecchia poltrona di cuoio che fortunatamente è vicina al suo sportello di uscita.
Martedì sera ho messo in funzione il sistema difensivo: torme di ragazzini abbigliati stranamente si aggiravano con bizzarri vestiti, maschere e mantelli. Sembrava un carnevale notturno. Poi suonavano i campanelli reclamando caramelle e dolciumi. Ho alzato lo sportello della Penny-cane e lei finalmente ha fatto il suo lavoro da macchina da guerra: nascosta nell’ombra aspettava i ragazzini e quando questi, ridendo e scherzando attendevano una risposta alla scampanellata notturna, correva loro incontro al cancello chiuso abbaiando furiosamente, mostrandosi una belva feroce quale in realtà non è!
Ma tanto è bastato per far desistere l’accanimento fanciullesco sui campanelli di casa, e finito il via vai notturno è tornata con un’aria soddisfatta e tronfia. Ebbra di potenza (ben protetta dal cancello chiuso) si è nuovamente acciambellata sul divano con un portamento da feldmaresciallo vittorioso.
Nel pollaio la situazione era invece tranquilla. Tutti ronfavano della grossa già dalle 18 perché a loro, del cambio dell’ora e di halloween non importa davvero nulla. Continuano ad andare avanti con l’ora legale, loro. Come, forse, piacerebbe anche a noi.