Le notizie di questa settimana sono molteplici. A ennesima conferma che la cultura latina è figlia della cultura greca, leggiamo sui giornali che nelle ultime classifiche sull’occupazione e quindi sull’impiego della capacità e creatività femminile ci troviamo al penultimo posto in Europa, giustamente prima della Grecia, che invece è all’ultimo posto; la Bulgaria e il Portogallo ci distaccano notevolmente.

Sempre restando all’oggi, mentre i russi hanno chiuso il gas metano del Nord Stream1 (“per 10 giorni e per manutenzione”, dicono), dopo il “Dito” della settimana scorsa su cammelli e dromedari dobbiamo registrare la formale presa di posizione del sindacato dei cammellieri che ha l’ufficio al mercato di Shalatin, probabilmente il più importante dell’Egitto: vi si trovano cammelli e tantissimi dromedari ed è situato quasi al confine con il Sudan. La nota si riferisce alle condizioni invernali del Gran Deserto Padano e soprattutto all’obbligo di catene da neve o pneumatici invernali del nostro codice della strada che mal si adatterebbero allo zoccolo del cammello e del dromedario. Perplessità anche dal sindacato agricoltori e allevatori di casa nostra, che vedrebbero meglio una pezzata rossa valdostana selezionata per i climi aridi che si potrà denominare “Pezzata Rossa Valdostana Sahariana” o “Pezzata Rossa Valdostana versione Africa”.

Facendo un tuffo nel passato, la giornata odierna del 14 luglio non può non rimandarci alla stessa data del 1789, quando venne assalita l’imponente fortezza della Bastiglia, luogo di reclusione dei suddisti ostili e luogo-simbolo dell’assolutismo della monarchia francese: la carestia e il malcontento dei parigini avrebbe così innescato la rivoluzione che cambiò l’Europa per sempre. I

l problema che subito si presentò è che dentro la Bastiglia non c’erano prigionieri “politici”. A dire il vero, vi si trovarono quel giorno solo sette prigionieri, tra cui quattro falsari di documenti (reclusi dal gennaio 1787), un libertino (dal 28 febbraio 1784) e due malati mentali; uno era il maggiore Jacques-François-Xavier de Whyte, conte de Malleville, inglese o irlandese che credeva di essere Giulio Cesare, San Luigi o Dio; l’altro un complice nell’attentato del 1757 di Damiens contro Luigi XV, recluso dal 4 agosto 1759. La realtà è che, per ovviare ai suoi costi di gestione spropositati, Luigi XVI aveva ufficialmente decretato la demolizione della Bastiglia un mese prima della sua “presa”: ma poiché abbiamo sempre bisogno di qualcosa in cui credere, quell’episodio fu l’inizio della rivoluzione.

Ma oltre alla presa della Bastiglia cosa altro accadde il fatidico 14 luglio? Nel 1902 a Venezia il Campanile di San Marco, risalente al X secolo, crollò improvvisamente, così la stampa dell’epoca: “La fenditura sul fianco del colosso si apre spaventosamente: lo specchio che fronteggia la Basilica si piega squarciandosi e mentre la folla lancia un urlo prolungato e si diffonde un cupo rumore di rovine e di schianti, l’enorme pinnacolo della cella campanaria dondola con due o tre lenti movimenti da destra a sinistra e da sinistra a destra, torcendo gli archi che lo reggono e spezzandoli: il colosso si accascia su se stesso e cede, cede insaccandosi. La terra traballa, si eleva una gigantesca nube di polvere e in essa si inabissa l’angelo d’oro…”.

Malgrado il disastro non ci furono vittime, tranne il gatto del custode, fatto peraltro smentito successivamente da alcuni giornalisti dell’epoca. Vista la posizione della costruzione, i danni furono relativamente limitati. Venne ricostruito com’era e dov’era nel 1912.