Giusto ieri, il meterologo Mattia Gussoni ha pubblicato su ilmeteo.it un interessante articolo circa le previsioni meteorologiche per il prossimo autunno-inverno. Il maggior problema che ne emerge in generale riguarda il Niño, un’anomalia termica che solitamente raggiunge il suo apice nel giorno di Natale (da qui, il termine spagnolo che significa “il bambino”, nome con cui viene indicata la Nascita del Bambin Gesù nel mondo ispanico). Il meteorologo spiega che “si tratta di un fenomeno su larga scala, osservato sulla superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, centrale e orientale e capace di influenzare le condizioni meteo climatiche globali”. In pratica, di tutto il pianeta!

Continua il meteorologo: “Gli esperti chiamano questa variazione ENSO (El Niño-Southern Oscillation). I cicli che caratterizzano questo fenomeno hanno una durata che va dai 2 ai 6-7 anni circa. La Niña ed El Niño sono rispettivamente un raffreddamento e riscaldamento della superficie oceanica. Durante un episodio di Niña, le acque risultano di 1/3°C più fredde del normale, mentre nelle fasi di Niño sono di 1/3°C più calde”.

Secondo il NOAA (l’agenzia statunitense che si occupa di dinamiche oceaniche e atmosferiche) il ritorno del Niño è confermato dal grande riscaldamento dell’Oceano Pacifico destinato a perdurare nei mesi di ottobre e novembre. Gussoni parla poi delle ripercussioni sull’Europa e sull’Italia illustrando lo spettro mostruoso dei “fiumi troposferici”: trattasi di “enormi quantitativi di calore latente che dall’Oceano si trasferiscono all’atmosfera, salendo fino ad alta quota. Questi fiumi di aria calda, una volta saliti, tendono a ridiscendere verso il basso nelle zone subtropicali, alimentando i grandi anticicloni permanenti come l’alta pressione delle Azzorre o l’alta pressione africana. Di conseguenza è lecito attendersi, già da dicembre, una spinta dell’anticiclone africano verso il Mediterraneo”.

Pronti a celebrare l’estinzione dei nostri cappotti, berrette e persino dei guanti di lana? Per chi apprezza il freddo una minima speranza forse c’è, e la indica lo stesso meteorologo: la calata del “Vortice Polare”. Infatti, “le ricerche climatiche e statistiche ci dicono che durante una fase intensa de El Niño aumentano sensibilmente le possibilità che si verifichi uno o più eventi di rottura del Vortice Polare; se il Vortice va in crisi gli effetti possono essere più o meno intensi. Talvolta esso può letteralmente dividersi in due o più parti muovendosi con il suo carico di aria molto fredda ed instabile verso Sud. Quando si spacca/indebolisce la probabilità che ondate di gelo raggiungano anche la nostra Penisola crescono notevolmente”.

Insomma, nei prossimi mesi potrebbe fare davvero molto caldo, ma anche molto freddo… o tutt’e due!