La sovraesposizione mediatica ricevuta dal Salone del Mobile in corso in questi giorni rivela diverse necessità del mondo imprenditoriale. La consapevolezza di non voler più lottare contro lo Stato burocratico italiano per poter fare profitto e gettito fiscale a favore del Paese, la volontà di smettere di fare emigrare i nostri rari giovani e di aumentare l’esportazione, facendo di Milano il motore di ogni sviluppo. Le visite nel capoluogo lombardo di politici di primo piano hanno coinciso con quel che sembra l’annuncio di un nuovo piano quinquennale della NEP, la Nuova Economia Politica e della filosofia mistica imprenditoriale d’Italia. Non ho commenti in tal senso: ho vissuto fino ad ora senza aver compreso nulla della politica italiana.
Il mio sofà – che è un mobile a tutti gli effetti, realizzato in ferro nel 1880 in Valchiusella – è di fatto ancora oggi occupato dalla Penny cane più che dal sottoscritto. Quando guardo il mio sofà, lo vedo come un luogo di casa occupato da una forza canina straniera, come se avessi perso una guerra. Tipo Alsazia e Lorena dopo la Grande guerra. O come quando i sovietici occupavano l’Austria; o come i francesi di De Gaulle quando occuparono e si presero la Valle Roya piemontese nel 1945 per farci pagare la mossa mussoliniana del 1940 di attaccarli sulle Alpi quando la Wermacht già sfilava a Parigi.
Forse dovrei ipotizzare l’acquisto di un nuovo divano, ma il fatto è che recentemente ho dovuto convivere con la brutta sensazione di non avere un soldo in tasca. Per tre settimane sono stato malato e mi sono dimenticato del pin del bancomat che naturalmente non ho segnato da nessuna parte. Quando ho provato a usarlo sono sempre arrivato a due errori consecutivi, evitando il rischio del terzo che mi avrebbe “mangiato” l’indispensabile carta.
Così ho sempre fatto la spesa senza superare i 20 euro, per non dovere usare il pin. Ho passato le notti a ripetermi sequenze di numeri, che provavo a recitare nuovamente al mattino, senza risultati apprezzabili. Soltanto con la fine dell’assunzione dei fermenti lattici mi è tornato in mente il prezioso codice. Per festeggiare ho fatto una spesa di generi alimentari dal totale pari a 37,50 euro, digitando infine orgogliosamente il mio pin. Non l’ho però segnato da nessuna parte: se alla prossima influenza perderò nuovamente la memoria, saremo da capo.
Vivo ormai rassegnandomi al fatto che dovrò prendermi lo Spid per fare la dichiarazione dei redditi. Dovrò prepararmi spiritualmente per farlo, perché mi è mancata la linfa vitale informatica già dall’età di 56 anni, quattro anni fa.
Ora, io penso che la burocrazia, infarcita di informatica gretta, sia il vero freno d’Italia. Mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno di carta sembra un atto rivoluzionario, come alternativa alla PEC. Ma se decidessi di andare vivere in una sperduta baita – senza corrente elettrica, internet, telefono, Alexa e qualunque altro genere di connessione – sparirei dalla burocrazia italiana?