Poche ore dopo il voto a Ivrea, l’aspetto della città è già quello del classico “Paesaggio dopo la battaglia”. Battaglia peraltro veloce e senza ballottaggio. Decisa al primo scontro. Una votazione “blitz”. Sarà anche che quasi una buona metà degli aventi diritto non ha votato: saranno andati al mare.
“Si potesse votare col telefonino – mi ha detto il mio nuovo vicino di campagna dall’altra parte del muretto di cinta – si sarebbe raggiunto il 100% dei votanti!”. La sua è un’affermazione che mi fa sorridere, dal momento che lui ha ancora il telefono analogico, di quelli con la ruota per comporre il numero desiderato.
Lo lascio alle sue certezze, mentre insegue le sue galline per mandarle nel pollaio. Io invece aspetto il calar del sole. Lui ha fretta perché deve uscire e non vuole lasciare le galline, che ormai sono obbiettivo delle volpi. Da quando ci hanno detto che le volpi fanno razzie, siamo tutti più guardinghi e attenti a chiudere alle prime ombre i pesanti portoncini dei nostri pollai.
È una vita dura in campagna… le nubi nere scaricano acquazzoni rendendo profondamente verde tutta la natura circostante e il frescolino ci assale nelle case costringendoci ad accendere ancora le stufe a legna. Dopo la pioggia tornano gli uccelli a cantare, anche qui in un (molto più bucolico) “paesaggio dopo la battaglia”.
La sera quando le ombre si fanno più scure, le colline circostanti si fondono con il cielo diventando buie da non distinguersi più. Soltanto una flebile luce compare in lontananza, come fosse una stella saldamente ancorata sulla collina. In queste ore le galline dormono profondamente sulla scaletta del pollaio. E quando dormono, lo fanno sul serio: possiamo spostarle e prenderle in braccio senza che reagiscano perché non hanno la forza di svegliarsi. Esattamente come me al mattino quando mi devo alzare per andare a lavorare.
L’alba ha i suoi perché: le colline tornano ad illuminarsi e una nebbiolina cela il panorama, ma per poco: quando il sole esce tra i rami degli alberi lontani, sparisce come in ricordo della notte.
Battaglia o non battaglia, me ne vado a lavorare!