(Mario Berardi)
Il Governo Draghi soffre per i continui rilievi della Lega, importante partito della nuova maggioranza, con tre ministri. Salvini segue lo stesso metodo applicato con il Conte giallo-verde: una continua doccia scozzese, sino alla crisi sulla spiaggia romagnola; il suo obiettivo, mai smentito, sono le elezioni dopo la scelta del nuovo inquilino del Quirinale, anche per non concedere troppo spazio alla linea Meloni di opposizione. I sondaggi, anche con Draghi, sono favorevoli al destra-centro, con il 40% a Lega-FdI e circa il 10% a Berlusconi.
Per ora il Pd di Letta non decolla, fermo al 18-20%, come Zingaretti. Il nuovo segretario non ha indicato un modello di società “diverso”, ma si è limitato ad alcune sortite istituzionali, come il sostegno “ovvio” a Draghi, e ha lasciato spazio a tematiche radicali, gradite ai grandi media, come l’abolizione della censura cinematografica, la possibile liberalizzazione della marjuana… E anche sulla riapertura delle scuole, tema sociale rilevantissimo, è mancato un forte rilancio dell’azione del Governo, temendo ripercussioni negative sul personale scolastico.
È invece positiva la consultazione della base sulle priorità, con l’emergere dei nodi della salute e del divario nord-sud. Essenziale sarà all’Agorà l’indicazione del modello culturale: laico-libertario, come spinge la componente “liberal”, oppure solidaristico e comunitario secondo i filoni, pur diversi, del cattolicesimo sociale e del revisionismo post-marxista? Per intanto Letta “soffre” anche nella politica delle alleanze per le prossime amministrative: solo a Napoli è avviato il dialogo con il M5S, mentre è critica la situazione da Milano a Bologna, da Roma a Torino. Nella Capitale subalpina dem e pentastellati si fanno la guerra da dieci anni, prima l’Appendino contro Fassino, quindi la “rivincita” contro la Sindaca. Hanno votato insieme solo la mozione per l’aborto nei consultori. Troppo poco per una “svolta” convincente.
C’è poi la novità Conte alla guida dei Grillini: nel suo discorso all’assemblea dei parlamentari “stellati” l’ex premier ha rivoltato il programma del M5S, con un’assoluta priorità alla transizione ecologica e con un linguaggio moderato, secondo molti commentatori in stile Dc; in altre parole Conte, dopo aver presieduto due governi, uno giallo-verde, l’altro giallo-rosso, punterebbe ora a una versione bianco-verde, con grande attenzione all’elettorato del centro-sud.
L’ex premier conferma l’alleanza con il Pd nel centro-sinistra e i sondaggi lo “premiano” con 17-18% al M5S e uno share di gradimento personale al 35% contro il 28 di Letta. In altre parole è aperta una nuova sfida per la leadership nel centro-sinistra, analoga alla contesa Salvini-Meloni nel destra-centro (qui c’è lo stesso scontro per le amministrative: emblematico lo stop di Tajani alla candidatura di Damilano sotto la Mole).
Le fibrillazioni dei partiti lasciano il grande peso del governo della Repubblica sulle spalle autorevoli dell’accoppiata Mattarella-Draghi; ma sarebbe auspicabile una maggiore attenzione ai gravi problemi attuali, evitando di “politicizzare” ogni scelta. Riaperture o chiusure per la pandemia non possono essere di destra o di sinistra, ma determinate da accurate scelte scientifiche per la tutela della vita. Giustamente il “Corriere della Sera” ha chiesto una tregua di un mese per favorire il ritorno alla normalità con decisioni meditate e autonome rispetto alle leggi della campagna elettorale.
La “rissa continua” sulla pandemia ha tra l’altro fatto passare in secondo piano il dibattito, essenziale, sul Recovery-plan, ossia sull’utilizzo dei 200 miliardi di euro concessi da Bruxelles; si rischiano scelte tecniche, pur autorevoli, senza un’ampia consultazione delle forze sociali, in una fase economica che permane difficile, con due dati impressionanti forniti dall’Istat: quasi un milione di inoccupati in più in un anno e una natalità scesa ai minimi storici in Europa, con l’Italia fanalino di coda.
Su questi temi, essenziali per la vita degli italiani, sarebbe opportuno un confronto serio, con proposte, tra le forze politiche, che restano – per la Costituzione – il perno insostituibile delle istituzioni democratiche; e anche a livello amministrativo, più che sui nomi, l’attenzione dovrebbe incentrarsi maggiormente sul disegno di metropoli nei rapporti con Roma e con l’Europa. Anche per disinnescare la sfiducia dei cittadini e riavviare una nuova, necessaria, partecipazione politica.