Non si è sempre immediatamente consapevoli di come il mondo che ci circonda influisca, in positivo o negativo, sulla nostra mente, quanto condizioni il nostro quotidiano e come modelli il nostro modo di pensare o di sentire. Da tempo, i professionisti denunciano la pericolosità di certe espressioni, verbali e non, che incitano alla violenza, alla rivalsa, a qualche forma di vittoria su un ipotetico nemico, negandogli dignità, valore, bisogno.

Nel vivere quotidiano, messaggi di questo tipo hanno un’influenza fortissima e modificano la realtà di persone che sentono di dover combattere, di dover lottare strenuamente, che rischiano di mettere in atto modalità violente di risoluzione dei conflitti, per quello che, a loro avviso, è la negazione di un diritto.

A volte accade anche per cose di poco conto, mai sostanziali, ma pericolose se manovrate da impulsi distruttivi, vendicativi, tirannici che rischiano di invadere anche gli ambiti familiari, e che, come fine comune, hanno il disprezzo per l’altro. Mossi da queste forme negative di pensiero, si tende a misurare la realtà e la verità esclusivamente da un punto di vista egoistico, narcisistico, rischiando di amplificare forme di razzismo e misoginia. Abbassare i toni diventa una necessità per contrastare una deriva sociale; mediare diventa un imperativo morale per chi si trova ad ascoltare l’altro e consigliarlo sul da farsi.

Abbassare i toni non significa però sminuire le emozioni e le ragioni di chi si sente leso: significa porgere anche un’altra prospettiva, poter rimandare la soluzione del problema verso un dialogo, verso una comprensione reciproca, un accordo: non solo perché così facendo l’accordo presente e quelli futuri saranno più duraturi, ma perché è solo attraverso il rispetto reciproco che si genera benessere personale e comunitario.

L’attenzione a proporre un dialogo, una comprensione delle motivazioni, dello stato mentale e delle emozioni di chi si ha vicino, ogni volta in cui è possibile accogliere il racconto di un disagio o di una lite, risulta in questo preciso momento storico di fondamentale importanza. Si può aprire un confronto su come si potrebbero risolvere i problemi proprio partendo dal dialogo in famiglia, da incrementare magari nelle occasioni di vacanza, quando si ha più tempo per stare insieme.

Anche per gli educatori, per i coach sportivi, per gli accompagnatori di gruppi, essere promotori di un dialogo capace di riconoscere diversi punti di vista, andando incontro a vie alternative a quelle dell'”io vinco, tu perdi” permette di incoraggiare cambiamenti in positivo, di stimolare una riflessione che sarà utile nella vita degli altri.